«Bravo Tartaglia, ora riprovaci Diventerai il leader della sinistra»

Davide Sacco ha raccolto solo 165 iscritti su Facebook col suo «Solidarietà alla statuetta del duomo colpita da Berlusconi». Dev’esser che ha chiarito: «Ovviamente per scherzare». Perché qui, fra gli antiberlusconiani che da due giorni sputano insulti sul web, nessuno ha voglia di scherzare. «Questa è una guerra civile» dicono paragonando il premier al Duce e sognando una Resistenza che non prevede l’arma dell’ironia, ma l’arma e basta, va bene anche una statuina, «o mia bela Madunina, che te tiro de luntan», perché, come scrive MultiEgosum su Youtube: «Per far cadere il governo c’è un solo modo: tirargli dietro le statuine del duomo di Milano».
Infatti, Tartaglia che il giorno prima era «santo subito», il giorno dopo l’aggressione al premier non solo raccoglie «fan club» e nomination per «il personaggio dell’anno», ma è diventato l’unico vero leader dell’opposizione: «Candidate lui, altro che sta massa di peracottari» esorta su Youtube smirzoroma, e giù commenti contro il Pd che ha condannato la violenza e pro Di Pietro che, «unico coerente», dopo aver detto a caldo che il Cavaliere se l’è cercata, ieri sul suo blog ha ribadito il concetto anche a freddo, con un: io l’avevo detto e «non è prendendosela con me che si risolve il problema». La rete è impazzita ieri, da Youtube ai social network ai blog di Di Pietro, Grillo e Travaglio, fra un «la statuina in faccia è il regalo di Natale che tutti volevamo fare al premier» e un dotto dibattito tipo: «Tartaglia, dovevi mirare 5 centimetri più su» ma, concede Fabrizio Dallagiacoma: «Non possiamo metterlo in croce, fra body guard e leccaculo c’erano decine di persone. Non poteva oggettivamente fare di meglio». Su Facebook, sul podio delle pagine più frequentate, con 120mila utenti, c’è quella che si intitola «io mi vergogno di essere rappresentato nel mondo da Silvio Berlusconi» e incita a seguire l’esempio di Tartaglia for president: «Insieme, tutti, ce la possiamo fare, magari sarà solo un graffio, ma potremo sempre dire di averci provato senza restare inermi a guardare».
E se innumerevoli sono i gruppi intitolati «Massimo Tartaglia», Luca apre il suo a «tutti quelli che al sig. Tartaglia farebbero una statua perché l’avrebbero voluto fare loro ma non ci sono mai riusciti», ieri è spuntato pure un blog tartagliamassimo.info: invita «sia chi è pro sia chi è contro» ma intanto introduce il seguente, illuminato argomento di discussione: «Ha fatto peggio al Paese Berlusconi o Tartaglia?», e raccoglie commenti tipo: «Li metto sullo stesso piano, mi rincresce che solo uno verrà processato». C’è poi chi pensa di fare un’opera di informazione più capillare col bilinguismo, «Let’s support a hero» dice il gruppo fondato da Bruno Vergottini, che posta «la storia di un malato di mente, forse più sano di noi» in italiano e in inglese. In clima di controlli promessi dal governo e di fascicoli aperti dalla magistratura contro chi inneggia alla violenza online, i blogger sono ben lungi dal moderare i toni. Anzi, è subito crociata. Così, il «Tartaglia sposami» si perde fra i «se solo ci fossero più pazzi come te che spaccano il viso ai mafiosi come il premier» di Alessio Bruni, i «hai tentato di salvarci dall’avvento della dittatura, ritenta e sarai più fortunato» di Filippo Iorio, i «Tartaglia mi sembrava l’arcangelo Gabriele che con la spada scacciava il demonio» di Daniele Cattari.
La palma del cattivo gusto la vince Emanuele Cerri: «Ora la Madonnina è infetta del sangue del Porco. Sbattezzatevi».

L’oscar dell’arguzia invece se lo aggiudica Pirmin Emmental: «Ma perché non gli hai tirato un estintore? Come si chiamava quello che aveva tirato l’estintore?». Carlo Giuliani, si chiamava. Negli scontri del G8 di Genova ci ha lasciato la vita.

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