Brent, pacifista picchiato dalla polizia

nostro inviato a Melbourne

Brent Hayden è un tipo con cui non vale la pena scherzare: oltre un metro e 90 d’altezza, cranio rapato, cintura nera di karate, che si elettrizza sentendo musica heavy metal appena prima di salire sul blocco di partenza. Dopo i Giochi di Atene è finito in un burrascoso scontro con la polizia, durante una marcia di protesta contro la guerra. Prese botte dovunque: braccia, stomaco, gambe, ne uscì malconcio. «Il momento peggiore della mia vita», ha sempre ricordato.
Brent nuota dall’età di cinque anni, studia alla Arts - University della British Columbia a Vancouver dove vive. Il suo soprannome è “soup” , forse da “to be in the soup” (essere nei guai), che c’entra poco con gli hobbies (va anche in deltaplano), l’idea di occuparsi di psicologia dello sport e le specialità nel nuoto: 100 e 200 stile libero.
Fino a ieri s’era guadagnato medaglie e fama con le staffette oppure ai giochi Pan pacifici. Ai mondiali di Montreal era stato quarto nei 100, ad Atene eliminato in semifinale nei 200. Gli piacciono i tatuaggi. Ne ha uno di Superman, che la dice lunga sull’autostima. Un altro sul bicipite destro: ideogramma giapponese che significa: «Per sempre amici». E proprio a un amico, in ospedale, il canadese ha dedicato la medaglia d’oro. Sofferta, conquistata, attesa come una visione. «Negli ultimi 15 metri vedevo Dio», ha raccontato.

«C’è sempre un punto in cui senti di avere colpito il tuo muro ed io l’ho capito a 20 metri dal traguardo. Mi sono detto: sei andato troppo oltre per non farcela. Così non ho più respirato, ho messo giù la testa e sono andato». Ed ha trovato un altro amico, magari non del tutto gradito.

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