La Bresso in crisi d’immagine rispolvera un piano già bocciato

Al posto del maxi tunnel tanti piccoli trafori ma il percorso non sarebbe più sotterraneo e attraverserebbe due parchi

La Bresso in crisi d’immagine rispolvera un piano già bocciato

nostro inviato a Torino

Dall’album dei ricordi spunta una foto ingiallita e quasi dimenticata: il tracciato per l’alta velocità alternativo a quello sotto il Moncenisio che la Val di Susa osteggia in tutti i modi. È Mercedes Bresso, governatore del Piemonte, a rispolverare quel progetto che da anni giace nel cassetto. Una mossa per cancellare la brutta immagine di cui gode nel popolo no-Tav e accreditarsi come mediatore tra il governo e i sindaci della valle. Ma anche per ritagliare uno spazio alla sinistra riformista in uno scenario dominato dalle rivendicazioni localistiche e dalle spinte della sinistra massimalista di Rifondazione, dei Verdi e dei no global.
Dice il presidente diessino della Regione: se la valutazione di impatto ambientale e i sondaggi geologici dovessero affossare il percorso attuale, bisognerebbe prendere in considerazione itinerari alternativi. Non però l’ipotesi appoggiata dai sindaci di ristrutturare la linea attuale del Fréjus, «incompatibile con i moderni sistemi di trasporto delle merci». Il progetto da recuperare, sostiene il governatore, è quello «presentato anni fa dalla Provincia di Torino che è inserito tra le ipotesi di riserva per realizzare il corridoio 5. Si tratta - spiega Bresso - di scavare la galleria di base sotto l’attuale tunnel autostradale del Fréjus attraversando poi la Valsusa sul versante opposto a quello previsto dal progetto attuale». E chi guidava la Provincia di Torino quando questa proposta di tracciato vide la luce? La stessa Mercedes Bresso.
L’idea fu sviluppata dall’architetto diessino Gigi Rivalta, ex assessore regionale e provinciale alla Pianificazione territoriale che nei mesi scorsi è stato chiamato a guidare la commissione tecnica boicottata dai sindaci della valle: un comitato che sta affrontando a una a una le questioni critiche legate all’alta velocità, dalla presenza di uranio e amianto all’inquinamento acustico, ma senza suscitare entusiasmo tra chi non vuole discutere come realizzare le nuove vie ferrate, ma è decisa a impedirle e basta.
Questo tracciato evita il lunghissimo tunnel di 54 chilometri tra Venaus e la Francia, mentre prevede tanti trafori più piccoli e fermate intermedie a Oulx in Alta Val Susa e a Orbassano, alle porte di Torino dove si trova un grande interporto merci. I fori nella roccia sarebbero inferiori del 60 per cento rispetto al tracciato approvato; l’ultimo dovrebbe aprirsi a Sant’Antonino, il paese di cui è sindaco Antonio Ferrentino. «Meno tunnel significa più sicurezza e spese inferiori - spiegarono Bresso e Rivalta - mentre le due soste garantirebbero positive ricadute economiche per tutta la valle, valorizzando le montagne e l’area industriale attorno al capoluogo».
Ma fin da subito l’ipotesi Bresso fu sommersa di critiche. Il tracciato non presenta la pendenza necessaria per garantire le velocità richieste dalla Tav. Le tappe intermedie allungherebbero i tempi di percorrenza. Ma soprattutto, mentre l’attuale percorso nasconde i convogli dentro le montagne fin quasi a Rivoli, la proposta Rivalta è un «vedo-non vedo» come la ferrovia attuale e buona parte delle statali e dell’autostrada A32, che attraverserebbe due parchi naturali, quello del Gran Bosco e Orsiera-Rocciavré, voluti proprio da Rivalta quand’era assessore in Regione.

Senza contare che dovrebbero essere rivisti anche i tracciati francesi. L’alternativa finì in un cassetto e tenuta come soluzione in caso di emergenza. Ora il nuovo governatore diessino la riscopre in un estremo tentativo di mediazione.

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