Brianza, per la scuola un anno da dimenticare

Scuola: è polemica e nel mirino finisce il ministro dell’Istruzione. Ma questa volta gli strali non arrivano dal centrodestra, ma da sinistra: «fuoco amico» quindi. L’Ulivo milanese si scaglia contro Giuseppe Fioroni e il motivo del contendere è l’assolvimento dell’obbligo scolastico anche nei corsi triennali regionali. Una prospettiva che secondo il dettame ministeriale si deve ritenere esclusivamente «transitoria», quindi senza sicurezza per gli studenti di concludere il corso regolarmente.
In una lettera inviata al ministro Fioroni a firma di due consiglieri regionali, Sara Valmaggi (Ds) e Carlo Spreafico (Margherita), si chiede invece che i corsi in questione siano ammessi in via «sperimentale», per poterne valutare in seguito i risultati ottenuti, quindi anche con la prospettiva di essere pienamente riconosciuti come validi a tutti gli effetti. Dice senza mezzi termini Carlo Spreafico: «È chiaro che non tocca a noi definire le leggi nazionali, ma mi pare che quel termine “transitorio” metta giustamente in ansia migliaia di famiglie. Credo che sia meglio stare a vedere come funzionano questi corsi, poi si vedrà». Il consigliere della Margherita continua: «A Milano e Lombardia si contano già 30mila ragazzi che frequentano i corsi professionali, poi ce ne sono altri 15mila in lista d’attesa. Pensare a loro mi pare un atteggiamento decisamente di sinistra». L’intervento degli esponenti dell’Ulivo milanese avviene proprio nel momento in cui sta per arrivare in consiglio regionale la legge sulla scuola lombarda.
Un progetto che la sinistra in genere ha già duramente contestato e che già ha visto addirittura collegi docenti approvare delle mozioni contrarie. La presa di posizione dei due esponenti dell’Ulivo milanese viene letta di conseguenza anche come apertura alla proposta di Formigoni.


A questo proposito Spreafico dice: «Da quando si è cominciato a discutere il disegno di legge regionale sulla scuola molte cose sono cambiate, in commissione abbiamo già ottenuto qualche soddisfazione. Questo non significa che voteremo la legge. Però stiamo a vedere che cosa succede».

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