diLe undici e mezzo. La cena, lultima cena dellanno fu talmente calda, così animata di speranza, tanto amichevole, che abbiamo finito col dimenticare Roma. La notte, di un azzurro chiaro, quasi grigio, fremente di stelle ci riporta allItalia. Tardiamo a rientrare, trattenuti fuori da questa dolce notte, pallida di luna, bianca delettricità. Le undici e mezzo...
Lanno sta per finire. Qualche luce nel palazzo della regina madre. Cinquanta passi sotto, lorto dei frati, che prolunga i giardini reali, ci inonda col suo odore rustico di finocchi e cavoli verdi. Sul marciapiede di via Veneto, una fiorista in pieno vento annoda, per un giovanissimo soldato sognatore, la sua ultima dozzina di garofani rossi. I mendicanti che strimpellavano i mandolini sotto le finestre se ne sono andati. Labete natalizio, nella hall dellalbergo, porta ancora, al posto delle sue cere consumate e dei suoi fili argentati, una stella di carta dorata, una palla di vetro soffiato... Non ci resta che riguadagnare una camera ieri sconosciuta e già dimenticata domani, e ascoltare suonare, dallalto del balcone, le cento mezzanotte degli orologi di Roma.
Risuona una prima campana, una campana lontana, un bronzo antico e immaginario: un colpo di cannone gli risponde. Poi è tutto un rimpallo dartiglieria che esplode. Petardi, carabine, bombe. Una mitragliatrice della quale invano cerchiamo la luce in scintille di fuoco e fiamme di bengala - niente, nessun bagliore. Festa nera, fuoco dartificio di guerra, dove non si ammette che il rumore della guerra... Ma campane e fucili fanno comunque un gran bel rumore di vittoria, almeno per un momento, e gonfiano il cuore... Avendo suonato e rintonato mezzanotte, Roma si zittisce, lascia parlare le sue fontane, lascia respirare le sue palme immobili, sotto il suo cielo pallido come un cielo dAfrica.
Affacciarsi su questa città senza pari, aspettare la mezzanotte, il 31 dicembre, al bordo di un balcone, le spalle a mala pena coperte, ripetiamolo che è una sorpresa, una gioia unica come il regalo di fine anno... Ripetiamolo, dentro e fuori di noi, ridiciamolo affinché tra due sospiri di benessere non se ne insinui un terzo di rimpianto per un angolino di Francia - là dove si accende la lampada a olio, la sera, a una sola finestra, tra lecci e castagni argentati.
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