Britney Spears: "Sono uscita da un incubo"

La popstar ha aperto ieri a Londra il suo "tour più sexy". E per la festa dopo lo show ha voluto anche attrici in topless: "Ora la mia vita è un circo"

Britney Spears: "Sono uscita da un incubo"

Milano - D’accordo, lei è fatta apposta per parlarne male: Britney drogata, Britney pessima madre, Britney qui e Britney là. Intanto, però, dopo aver raso al suolo la sua prima vita con un annus horribilis a base di scemenze varie, Britney Spears, neanche ventotto anni, ha fatto ciò che alle malelingue difficilmente riesce: si è ricostruita daccapo, costi quel che costi. E ora guardatela qua: il suo ultimo cd Circus è piaciuto persino ai critici più inviperiti ed è andato benone in classifica, lei ha fatto il tutto esaurito in mezza America e ieri ha iniziato a Londra quello che i giornali bollano come il suo tour «più sexy» in una O2 Arena strapiena per otto concerti. Ha detto: «Mi sono seduta, ho guardato indietro e ho pensato: “Sono una persona a posto, che cosa diavolo ho combinato?”». Niente di che, miss Spears: un matrimonio cancellato, due figli in balia degli eventi, psicofarmaci e psicodrammi a volontà, una carriera buttata via come si fa con il sacchetto dei popcorn all’uscita dal cinema, oplà. Poi, piano piano, la resurrezione. In poche parole, finora Britney è un «happy end», una storia a lieto fine come quelle delle sue canzoni, autentici manifesti volatili di vita ordinaria: gli amori che diventano amorazzi, la voglia di divertirsi oggi e non patire troppo domani, tutto qui e tutto affondato in un pop ballabile e godereccio. Poi, certo, c’è il suo lato pecoreccio e grand guignol, come la festa in suo onore che ieri sera ha battezzato a notte fonda al Club Dada il suo primo show londinese: acrobati nudi, attrici in topless con grottesco spettacolo di nani ballerini incorporato. Ma se nel 2008 Britney Spears è stata cliccata su internet più di Obama qualcosa vorrà pur dire: è l’eroina di un pubblico, quello under 30, che cerca anche piccoli sogni e, nella sofferta parabola di una ragazzetta caparbia diventata ricca e famosa, trova ancoraggi e magari pure legittimazione. Sarà per questo che lei anche in questa intervista «standard» parla solo del suo lavoro, cioè la musica, e guai a far riferimenti al «crap», a quelle porcherie scandalistiche che, volente o nolente, la pedinano da quasi dieci anni.

Signora Spears, lo sa che il suo ultimo cd Circus ha venduto più di un milione di copie solo negli Stati Uniti? Un successone, ormai.
«È un album cui ho lavorato davvero duramente per quasi un anno e mi sono emozionata molto quando è uscito, tra l’altro proprio nel giorno del mio compleanno».

Dopo tutto il bailamme, lei era tornata in pubblico ai Video Music Awards di Mtv nel 2007 ma fu un disastro. Nel 2008 però allo stesso show ha vinto tre premi. Un segno del destino.
«Tanto per cominciare, quello è uno degli spettacoli più divertenti cui si può partecipare, chiunque non può che goderseli fino in fondo. E poi l’anno scorso io ero emozionatissima e non mi aspettavo di vincere neanche un premio. Perciò portarne a casa tre per me è stato quasi uno shock».

Il primo singolo del nuovo album è stato «Womanizer»: la storia di un uomo che non sa scegliere la sua donna. Con le dovute correzioni, sembra quasi autobiografica.
«È solo un cretinetto che non sa come uscirne».

Difatti nel video ci sono tante diverse donne.
«No, è la stessa donna, cioè io, che recita molte parti. Ma lui non lo capisce. Credo sia importante per le ragazze capire come fare a comportarsi con questo tipo di persone».

Ma perché ha intitolato l’album «Circus» (circo)?
«Tanto per cominciare, mi piace molto la canzone omonima. Questo è il mio ruolo nel mondo dello spettacolo: fare uno show che sembra un circo. Porto tanti costumi (in scena ne cambia circa una decina - ndr) e molto divertimento, tutte cose teatrali, ciascuna delle quali racconta una storia a sé».

Qualcuno diceva che ci sarebbero stati pure gli elefanti.
«Ma senza dubbio il mio spettacolo ha lo stesso impatto di un circo: stai sempre sul bordo della poltroncina e non vedi l’ora di sapere che cosa sta per succedere».

Che entusiasmo.

Ma il suo disco precedente si intitolava «Blackout», pessimismo puro.
«Stavo attraversando una fase molto negativa, che è finita. Adesso ho davvero una diversa vibrazione, molto più leggera, molto più ottimista».

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