Brogli, ora per i tecnici di Bertinotti alle elezioni ha vinto il centrodestra

Nel rebus delle cifre anche il centro studi della Camera sbaglia clamorosamente e assegna 40mila voti in più alla Cdl. Fontana (Fi): «Metodi ormai inadeguati». Oggi si decide sul riconteggio delle schede

da Roma

Due tomi di trecento e passa pagine l’uno in cui il Servizio studi della Camera presenta i primi dati rilevati dalla giunta per le Elezioni di Montecitorio sulle ultime elezioni politiche. E conferma, di fatto, che una verifica puntuale dei voti sarà molto difficile, se non impossibile. Già, perché se da una parte Forza Italia lamenta «una difformità» tra il numero dei votanti e le schede conteggiate (che sono 23.458 di troppo), dall’altra andando a spulciare le tabelle riassuntive dello studio della Camera si finisce per scoprire che a vincere le elezioni di aprile non è stato Romano Prodi ma Silvio Berlusconi. Un errore, certo. Che però la dice lunga su quanto complesso sia il lavoro di verifica e riconteggio. Così, andando alle pagine 330 e 331 e sommando il totale dei voti delle due coalizioni, finisce che secondo gli uffici di Fausto Bertinotti i voti della Cdl sono 18.976.902 contro i 18.935.047.
Insomma, non ha torto l’azzurro Gregorio Fontana quando parla di «sistema di rilevamento del voto ormai inadeguato». Uno scostamento di 50mila voti - spiega il deputato di Forza Italia - è fisiologico, «ma il problema è che questa volta lo scarto tra una coalizione e l’altra era di solo 24mila voti». In percentuale, lo 0,06 per cento. Un’inezia. Per questo, Forza Italia chiede che vengano «ricontate tutte le schede delle ultime elezioni». L’aveva detto nei giorni scorsi Silvio Berlusconi, lo hanno ribadito ieri in una conferenza stampa a Montecitorio i membri delle giunte delle Elezioni di Camera e Senato Fontana, Lucio Malan e Giorgio Stracquadanio, insieme al portavoce del Cavaliere Paolo Bonaiuti, al deputato di An Vincenzo Nespoli e ai riformatori liberali Peppino Calderisi e Marco Taradash. Fontana parte proprio dai dati dell’Ufficio studi di Montecitorio: alla Camera i votanti sono stati 39 milioni 276mila 893, mentre il totale dei voti tra validi, bianche, nulle e contestate è di 39 milioni, 300mila 351. Ciò significa che sono state conteggiate 23.458 schede in più rispetto al numero dei votanti e la differenza di voti a favore dell’Unione rispetto alla Cdl è stata di 24.755.
Altro dato che mette in risalto Forza Italia è la differenza di schede bianche tra Senato e Camera. «A Palazzo Madama - fa notare Malan - ci sono 4.541.768 votanti in meno che alla Camera ma dal conteggio dei voti sono state rilevate 38.418 schede bianche in più». Il senatore azzurro scorre con il dito una tabella in cui si confrontano i voti e punta l’indice. «L’anomalia - dice Malan - riguarda tutte le regioni, salvo Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Trentino Alto Adige. Prendiamo la Campania, per esempio. Al Senato votano 554mila elettori meno che alla Camera ma ci sono state 2.042 schede bianche in più». E questo significa, fa notare Stracquadanio, che «ci sono stati elettori che nello stesso momento hanno deciso di votare bianco per il Senato e hanno espresso invece un voto valido per l’elezione dei deputati». Insomma, «un’altra anomalia». «È un problema di sistema», insiste Bonaiuti. «Che non è tarato - spiega il portavoce dell’ex premier - in modo tale da poter verificare al millesimo scarti dello 0,6 per mille. Dopo tutte le polemiche legate al documentario di Deaglio, alla sinistra diciamo solo una cosa: visto che avete voluto aprire questo problema, domandiamo se non sia il caso di fare una volta per tutte chiarezza e ricontare tutte le schede così che non rimanga nessun dubbio. È un problema non di numeri ma politico».
Oggi, intanto, la giunta per le Elezioni della Camera deciderà se ricontare tutte le schede bianche e nulle o limitarsi a effettuare controlli a campione.

Il presidente Donato Bruno ha lanciato la proposta di istituire un comitato di verifica nazionale sulle ultime elezioni politiche. L’avvio dell’operazione, però, potrebbe avvenire non prima di gennaio. «Troppo in là», accusa il capogruppo azzurro Fontana, che accusa la maggioranza di «voler prendere tempo».

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