Broglia, Gavi alla conquista dell'Italia

N emo propheta in patria. Un motto latino che sembra attagliarsi a meraviglia al Gavi, il vino bianco docg da uve Cortese tipico di quella parte meridionale del Piemonte che scivola verso la Liguria. In Italia non è proprio sconosciuto, ma certo non gode della fama che meriterebbe e che ne fa all'estero, soprattutto nel mercato anglosassone, uno tra i bianchi italiani più venduti e amati.

Tra le grandi famiglie del Gavi c'è Broglia, che vanta la proprietà accorpata più grande dell'intero territorio, quella della Meirana (65 ettari vitati), acquistata nel 1972 dall'imprenditore del tessile Bruno Broglia e oggi gestita dal figlio Piero e dai nipoti Roberto e Filippo. Per la famiglia Broglia il Gavi è un orgoglio ma anche un cruccio, perché il loro obiettivo sarebbe proprio quello di conquistare l'Italia con i loro vini. Realizzati con il tocco dell'enologo Donato Lanati, noto per l'approccio tecnico- scientifico alla vinificazione, e grazie alla collaborazione con le università di Torino (per la ricerca di nuovi cloni in vigneto) e di Milano per uno studio di avanguardia sulla realizzazione di vini bianchi senza l'aggiunta di anidride solforosa.

E passiamo alle etichette. La più interessante è certamente è La Meirana, che si pone come un Gavi di scuola: giallo paglierino, con un naso elegantissimo e delicato e una bocca minerale, sottilmente acida, con un finale ammandorlato che è tipico del vitigno. Le altre etichette di Gavi sono Il Doge dalle vigne più giovani, il Villa Broglia, il cru Bruno Broglia, il più predisposto all'invecchiamento.

In carta anche tre spumanti (il Roverello, il Roverello Rosé e il Broglia Brut metodo classico), un Moscato d'Asti e tre rossi: un Nebbiolo d'Alba, un Barbera d'Asti Superiore e il Le Pernici, blend di uve Barbera e Dolcetto.

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