Scott Brown è un fenomeno. In un momento, in un solo istante, è riuscito a cancellare per sempre la famiglia Kennedy dal futuro politico degli Stati Uniti e a mettere in crisi la Casa Bianca. Uno-due, una specie di schiaffo doppio che arriva dallo Stato più liberal d’America, quello che ha fatto la leggenda umana e patinata della Camelot Usa e quello che ha costruito il successo di Obama.
Perché il presidente si fece conoscere al mondo nel 2004, nella convention democratica di Boston; perché l’accostamento ai Kennedy l’ha aiutato nella fase di lancio della sua campagna presidenziale; perché il Massachusetts è sempre stata una cassaforte. Scott Brown ha smantellato tutto: ha distrutto in meno di un mese le certezze della sinistra americana, ha sconvolto piani e programmi, ha dato spinta emotiva all’opposizione repubblicana, ha fatto capire a Obama e al suo giro che anche gli elettori fedeli ti possono punire. Perché quegli elettori hanno scelto lui. Cioè Brown. Cioè quello che adesso entrerà nei talk show, sulle copertine dei giornali politici, nella mente dell’elettorato americano a caccia di storie e facce nuove. La sua è una tipica: mascellato, un po’ stereotipato, col capello scolpito, con il sorriso appiccicato. Un «Kennedy di destra», l’hanno definito con poca originalità, ma per spiegare bene il concetto. Cioè uno dal bell’aspetto, uno stile da confraternita delle università della East Coast.
Ci sono quelle foto, poi. Quegli scatti che hanno fatto parte della campagna elettorale, tirati fuori per screditarlo e che invece alla fine l’hanno addirittura avvantaggiato. Sono le foto fatte quando aveva 22 anni: era studente di legge senza un centesimo, posò nudo per Cosmopolitan con una mano al posto della foglia di fico. In questi giorni l’hanno paragonato a decine di attori e personaggi tv, alla fine la somiglianza ripetuta di più è stata quella con Richard Gere. Brown uomo immagine, allora. Brown simbolo di chi s’è stancato di vivere in un feudo kennediano: il seggio vinto martedì sera era della famiglia politica più famosa d’America dal 1952. Fu di Jfk dal 1952 al 1960 e di Ted dal 1962 al 2008 con un interregno dello «scaldapoltrona» Ben Smith imposto dal clan. In quasi sessant’anni nessuno s’era mai azzardato ad avvicinarsi a questo seggio.
Impossibile vincere, impossibile anche sperare. E invece ieri ad Hyannis Port c’erano gruppi di persone che sventolavano cartelloni e manifesti con la scritta «Yes we can» e sotto la faccia o la firma di Brown. Una cosa a metà tra la beffa per Obama e lo schiaffo morale ai Kennedy. Perché Hyannis era il centro del feudo kennediano del Massachusetts, la città emblema del potere e del modo di vivere, tanto da essere scelta da Ted come posto dove essere seppellito. Invece adesso Hyannis ha scelto Brown, spinto dal suo messaggio nazionalpopolare sponsorizzato dal movimento iperconservatore dei tea parties (che si ispirano alla storica rivolta anti-tasse dei coloni Usa contro gli inglesi nel porto di Boston).
Il bello è che appena un mese fa il senatore Scott era considerato spacciato dai dirigenti progressisti che aveva messo in campo, in assenza di un Kennedy a perpetuare il seggio di famiglia, la ministro della Giustizia statale Martha Coakley. Una bella signora, competente e popolare (fu eletta nel 2006 con due terzi dei voti) ma senza vero carisma. Lui, invece, ha fatto campagna in giacca da caccia, su un camioncino pick-up, martellando col suo messaggio anti-tasse e anti-Washington le Main Street semidisoccupate del Massachusetts. Ha vinto cavalcando la rabbia della gente rimasta intatta dal 2008, solo che stavolta il vento del cambiamento ha soffiato da destra.
Ha cinquant’anni, Brown: è nato a Wakefield il 12 settembre 1959, figlio di una coppia che aveva divorziato quando lui aveva un anno. Ha studiato alla Tufts University e ha poi preso una laurea in legge alla Boston College Law School. Ha fatto l’avvocato specializzandosi nel diritto di famiglia: fino al 2004 era pro-choice in fatto di aborto. Moglie giornalista televisiva, figlie, una delle quali è stata semi-finalista al programma nazionalpopolare American Idol.
Atleta di biathlon e triathlon, da 30 anni fa parte della Guardia Nazionale per cui è stato dislocato in Kazakistan e Paraguay e dove ha raggiunto il grado di tenente colonnello. L’usurpatore del Massachusetts, come lo chiamano vigliaccamente i suoi detrattori, è entrato in politica 17 anni fa come assessore comunale di Wrentham. Dal 2004 è stato eletto al Senato statale.
È entrato in corsa per Capitol Hill in settembre: spacciato per molti, forse anche per i repubblicani che l’avevano candidato. Ora la sua foto è ovunque. Ora la sua faccia è famosa. Ora e sempre sarà l’uomo che ha oscurato i Kennedy.