Brucia la casa di cura: muore un’anziana

Roma. Una candela lasciata accesa nel corso della notte per vegliare una degente appena morta, un lumino poi dimenticato nella stanza dai parenti: sarebbe questa la causa dell’incendio divampato in una clinica per anziani nel quartiere romano di Montesacro dove, nel rogo, è morta una donna di 88 anni.
Le fiamme si sono sviluppate poco dopo le nove al terzo piano dell’istituto San Francesco Caracciolo di viale Tirreno, un hospice convenzionato con la regione. A perdere la vita un’anziana di 88 anni, Loretta di Ticco: era immobilizzata al letto e per questo non è riuscita a fuggire dalla stanza dove si è sviluppato l’incendio. Un altro anziano, Mario Marconi di 80 anni, che era nella stanza accanto a quella del focolaio, è rimasto intossicato ed è ora ricoverato all’ospedale Sandro Pertini. I vigili del fuoco hanno domato le fiamme nel giro di mezz’ora e secondo il dirigente della polizia Scientifica, Giovanna Petrocca, a causare il rogo sarebbe stato un lumino «lasciato dai parenti della persona morta».
«Sono entrato nella stanza ed era tutta immersa nel fumo. Mi sono girato ed ho visto la signora nel letto. L’ho presa e portata fuori fino al vano scale. Era ancora viva, respirava ancora. Sul tutto il corpo riportava forti ustioni e non ce l’ha fatta», ha poi raccontato Fabio Buttiglieri, uno dei vigili del fuoco intervenuto. In mattinata anche il direttore sanitario della clinica Roberto Risi è stato ricoverato al Policlinico Umberto I dopo aver avuto un malore.
«Ha sentito prima una puzza di bruciato. Poi ha visto la stanza invasa dal fumo nero. Ha preso subito un fazzoletto e se lo è messo davanti alla bocca. Questo è quello che mi ha raccontato mio padre appena ci siamo visti». A parlare è il figlio di Mario Marconi. «Mi ha detto di aver avuto molta paura - ha continuato il figlio - ed è ancora un po’ scosso.

Sta bene, ha la maschera dell’ossigeno perchè ha ancora difficoltà a respirare dopo tutto il fumo inalato».
La procura di Roma intanto ipotizza di contestare il reato di omicidio colposo. Si tratta di un’ipotesi accusatoria «astratta» in attesa che una consulenza tecnica faccia luce sull’incendio.

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