Bruciate le bandiere israeliane

I sindacalisti Epifani e Pezzotta contestati dagli antagonisti. Pecoraro: «Per noi la Liberazione è festa doppia perché ci siamo liberati anche di Berlusconi»

Gianandrea Zagato

da Milano

Non solo hanno bruciato una bandiera con la stella di Davide in campo blu. Hanno pure costretto la pattuglia della comunità ebraica meneghina a non sventolare quelle bandiere che, nel 1943, furono portate dagli azionisti sbarcati in Sicilia con l’esercito inglese per battersi contro i nazisti.
Sono gli autonomi dei centri sociali che, trattenuti da un cordone di poliziotti, tra gli applausi dei manifestanti, inneggiano alla «Palestina libera, Palestina rossa» e, con uno slogan, rivendono quell’equazione che vorrebbe lo «stato di Israele, stato terrorista». Immagine che si completa con un gruppetto di arabi impegnati a scandire «un sasso qua, un sasso là e intifada vincerà».
Cronaca di una contestazione preannunciata dagli antagonisti che reclamano la scarcerazione degli «antifascisti arrestati l’11 marzo» ovvero di quei prodi autonomi che trasformarono corso Buenos Aires in un buco nero fatto di negozi devastati, auto alle fiamme e aggressione contro la Milano civile. Fotografia che, ieri, nel cuore del capoluogo lombardo, ha pure visto l’aggressione ai danni del capogruppo consiliare di Fi Manfredi Palmeri: «La mia colpa? Portare un tricolore che due signori sulla sessantina hanno cercato di strapparmi di mano. Ho tentato di riprendermelo. Mi hanno strattonato e preso a calci».
Episodio condito da tanta, troppa violenza verbale che non è stato però isolato: «Mi hanno sputato addosso, tentato di aggredirmi e insultato pesantemente» aggiunge Tiziana Maiolo, assessore comunale di Forza Italia. «È il futuro che ci aspetta, un domani di intolleranza. Non vorrei che dovessimo essere noi a fare resistenza» chiosa l’esponente azzurro, mentre Dario Fo insieme a Franca Rame riceve gli applausi dei no global.
La sinistra, commenta Claudio Morpurgo, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, «bruciando le bandiere di Israele offende la memoria dei giovani che vennero a liberare l’Italia»: gesto «gravissimo che Romano Prodi, presente al corteo, deve condannare inequivocabilmente».

In serata il Professore telefona a Morpurgo per esprimergli solidarietà. Telefonata «molto amichevole», riferisce l’ufficio stampa del leader dell’Unione, che si è detto «molto dispiaciuto» e ha assunto l'impegno di lavorare «affichè atti del genere non avvengano più».

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