Chiudiamo i musei!

I musei rappresentano lo spirito del tempo: non solo nel bene, ma anche nel peggio

Chiudiamo i musei!
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Noi che passiamo più tempo alle mostre che a casa, dove nostra moglie lava e stira, non vediamo l'ora di non visitare il MUPA, il Museo del Patriarcato che aprirà a giorni a Roma. I musei rappresentano lo spirito del tempo: non solo nel bene, ma anche nel peggio. E ad aggiungere il tragico al comico c'è il fatto che si tratterà di un'esposizione scusate la parolaccia «immersiva». Significa che non c'è nulla da vedere.

Comunque. «Il Museo del Patriarcato ci trasporterà nell'Italia patriarcale del XX e XXI secolo per osservare da vicino un sistema di potere fondato

sulla discriminazione e sull'oppressione delle soggettività marginalizzate per la propria identità di genere». Ottimo esempio di come spesso le didascalie siano più incomprensibili delle opere.

Quello che abbiamo capito è che per l'opening sono previsti cinque giorni di workshop e laboratori anti-patriarcato. Non ce la potremmo mai fare.

Tra le iniziative si segnalano un corso di «Ricamo erotico selvaggio» e un talk sulla società dominata dallo sguardo maschile. Non male. Consigliamo di allargare lo sguardo all'Europa e alle sue istituzioni, quelle guidate dalla Von der Leyen, la Lagarde e la Metsola.

Altri possibili temi, sottovalutati dal museo. «Il patriarcato islamico». «La donna nella Corea comunista».

«Gli outfit delle cantanti pop come forma di resistenza al maschilismo ai tempi di OnlyFans». «Gli approcci social di Gino Cecchettin: un modello di rispetto della donna».

Se non fosse che l'ingresso al museo è gratis per le donne e a pagamento per gli uomini, ci andremmo.

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