da Milano
In 50 anni di attività non ha mai tenuto una conferenza stampa o rilasciato interviste («ho sempre vissuto nel mio mondo dedicandomi alla passione per le cose darte; ecco perché i miei ipermercati si distinguono per lestetica»). Ora, alla vigilia dellottantesimo compleanno, Marco Brunelli ha deciso di raccontarsi. E lo fa in unoccasione storica per il gruppo Finiper che controlla: dopo una serie di test, lauto entra ufficialmente nel carrello della spesa grazie allaccordo con Dr Motor Company, casa costruttrice di Macchia dIsernia (ne parliamo qui a fianco). Con Bernardo Caprotti, attuale titolare di Esselunga, e Nelson Rockefeller, a metà degli anni 50, Brunelli creò la prima catena di supermercati (la Supermarkets Italiani Spa) e, di fatto, cambiò le abitudini di milioni di famiglie abituati a fare la spesa nel negozio sotto casa. Finiper, colosso italiano della grande distribuzione (8.100 addetti, 2,1 miliardi di fatturato nel 2006) è presente in sette regioni con 25 ipermercati a insegna Iper. Del gruppo fa anche parte Unes-Maxi con 167 tra supermercati e soft discount. «La ringrazio - attacca Brunelli - perché non mi ha subito chiesto lumi sulla mia successione (Brunelli non ha figli, ndr)».
E il futuro del gruppo?
«Vedo uno sviluppo scandito da due nuove aperture allanno. Niente espansione allestero, ma solo scambi di know-how. Oggi siamo i primi a entrare nel business dellauto. Vedrà che ci copieranno tutti».
Ha iniziato con Caprotti. Cosa ricorda?
«Sono pagine che ho girato».
Anche lei, però, come denunciato da «Falce e carrello», ha avuto problemi con le Coop...
«Le Coop devono rendersi conto che sono loro i veri capitalisti. Hanno così tanto contante che non sanno dove metterlo. Ma non è più tempo di essere capitalisti prepotenti. Noi ed Esselunga soffriamo perché non possiamo gestire liberamente il nostro sviluppo: certi poteri sono nelle loro mani. Per avviare unattività a Rimini ho dovuto lottare tenacemente».
La grande distribuzione vive una fase delicata. Carrefour, per esempio, vostro socio di minoranza, sta vendendo i propri magazzini al Sud...
«LEuropa è in crisi e le vendite scendono per tutti».
Lei parla di crisi, ma i piazzali degli Iper sono sempre pieni di macchine...
«Cè una fortissima crisi dei consumi. Si è abbassata la propensione allacquisto».
Quindi, dovete ribassare i prezzi?
«Quando si può, ma bisogna anche ridurre le spese generali».
La vendita di Esselunga è un tema sempre di attualità...
«Affari loro. Spero solo che tutte le aziende restino italiane».
E un megagruppo Finiper-Esselunga è immaginabile?
«Sono due attività troppo diverse».
Il boom degli ipermercati ha segnato la fine per tanti negozi al dettaglio. Rimorsi?
«Anche per i supermercati arriverà una selezione. Come cè stata per i negozi: è la legge del mercato».
Nel futuro di Finiper, come spiega il direttore generale Stefano Albertazzi, non ci saranno gli hard discount.
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