Brunetta aveva ragione L'Italia peggiore esiste

I giovani che hanno assaltato il Parlamento dimostrano che Brunetta ha ragione: rappresentano la parte peggiore del Paese. E sono convinti che troveranno lavoro quando sparirà il Cav

Brunetta aveva ragione 
L'Italia peggiore esiste

Nel primo pomerig­gio di ieri, vari siti internet, tra cui quello del Giorna­­le, davano già la notizia di quanto successo dinanzi a Montecitorio: un pan­demonio voluto e creato dai soliti descamisados di varia estrazione politica, ma accomunati dalla stes­sa rabbia indovinate ver­so chi? Suvvia, non occor­re spremersi le meningi per azzeccarci: Silvio Ber­lusconi, causa di tutti i guai nazionali e interna­zionali.

Estremisti e violenti, stando alla nostra memo­ria, sono sempre esi­stiti e in alcu­ne epoche hanno addi­rit­tura domi­nato la sce­na italiana, arrivando a un passo dal sovverti­mento del­l’ordine co­s tituito. Chi, come me, ha visto all’opera le Brigate rosse e Prima linea (sì sì, anche Lotta continua) non si spaventa di sicuro davan­ti a 200 fegatosi inclini a sfogare le loro frustrazi­o­ni organizzando piazzate distruttive.

D’altronde, anche re­centemente, quando l’ot­tima Mariastella Gelmini si accingeva a riformare la pubblica istruzione più scalcinata d’Europa, occupata da anni dalla si­nistra scansafatiche e fa­mosa per avere un organi­co pletorico (tre maestre per ogni classe pur in pre­senza di un calo delle na­scite, più bidelli nullafa­centi che carabinieri im­pegnati a combattere la criminalità), anche re­centemente, dicevo, ne abbiamo viste di ogni co­lore. Manifestazioni, cor­tei e insulti alla ministra. La quale, tuttavia, indiffe­rente alle intemperanze di chi pretendeva di fer­marla in nome della con­s­ervazione dei privilegi ri­servati agli asini, è anda­ta avanti imperterrita e ha fatto un eccellente la­voro, benché ne rimanga molto da fare.

Se si dovesse dare retta a quelli che immancabil­mente protestano, non si combinerebbe mai un ac­cidenti. C’è poi da dire che, rispet­to al passa­to, il costu­me è addirit­tura miglio­rato: se non altro, si è ces­sato di spa­rare e di uc­ciderne uno al dì, così, tanto per darsi arie ri­voluziona­rie.

Si è evolu­ta, e in certi casi complica­ta, la terminologia. Un tempo, per esempio, c’erano iterroristi e gli au­tonomi, i maoisti e i katan­ga, gli extraparlamentari. Adesso vanno i no global (che in circostanze spe­ciali si avvalgono della collaborazione dei black bloc, piuttosto cattivelli), i gentiluomini dei centri sociali, i collettivi univer­sitari di Milano e Roma, i no tav, gli anarcoinsurre­zionalisti. E questi sono di sinistra. A destra poca roba: Casa Pound e Forza nuova. Il programma, vir­gola più virgola meno, è lo stesso per tutti i gruppi: fare casino. In ambito sindacale si sono affermati i Cobas e la Fiom. Infine, da segnalare una new entry: i precari. La categoria è vetusta, ma l’uso della definizione è abbastanza fresco, risale ad alcuni anni fa, e fu il ministro Tiziano Treu, se non erro, a introdurlo. Lustri orsono i precari si chiamavano provvisori, supplenti o abusivi. Provvisori erano gli impiegati pubblici non in pianta stabile, la cui assunzione veniva confermata ogni tre o sei mesi. I supplenti erano gli insegnanti che sostituivano i colleghi ammalati o comunque impediti; occupavano la cattedra alcune ore al giorno, per anni e anni, in attesa di entrare in ruolo con un concorso o di sfroso, con una delle tante periodiche sanatorie cui si deve il reclutamento di numerosi idioti.

E veniamo agli abusivi. Lavoravano quanto i titolari di posto fisso, ma percepivano due lire con le mani di dietro, e, sopportati lustri di pene, forse, e non sempre, venivano finalmente messi a libro paga. Io sono stato un abusivo, Alessandro Sallusti anche, e ne potrei citare centinaia d’altri.

Come si evince dal breve racconto, i precari ci sono sempre stati. L’unica differenza sta nel fatto che ora si considerano perseguitati da Berlusconi. Il che è giusto fino a un certo punto. Mezzo secolo fa erano in pista Fanfani, Andreotti e tipi del genere, e li subivamo con rassegnazione, come calamità naturali. Mica ci si può arrabbiare con qualcuno se piove. Il Cavaliere è diversamente reputato: una sciagura di cui egli stesso è responsabile. Quindi va eliminato. I precari sono convinti di essere tali per colpa sua. A loro non passa per la mente che il cosiddetto «pane in vita», cioè lo stipendio garantito da qui all’eternità,era e rimane paragonabile alla vincita al Superenalotto: una fortuna che capita raramente e quasi sempre ai raccomandati, un genere che comparve sulla Terra insieme con l’umanità.Sono convinti, i precari, che sbarazzandosi di Berlusconi, l’indomani mattina avrebbero diritto a una scrivania con annesso assegno. Quindi, addosso al tiranno. Sicché pure ieri, lorsignorini, si sono recati davanti alla Camera, hanno lanciato contro il Palazzo ortaggi, uova e specialmente pomodori (con quel che costano) e persino una bomba carta, che pensavamo scomparsa dagli arsenali degli imbecilli. Non paghi, hanno rilanciato la cultura scaraventando qua e là libri di autori importanti, tra cui Zola, Hesse, Kerouac. A quale scopo? Dimostrare, probabilmente, che la letteratura può avere delle applicazioni pratiche extraprofessionali.

In realtà i precari, in questo modo, hanno dimostrato ben altro: che il ministro Renato Brunetta ha ragione quando afferma che rappresentano l’Italia peggiore.

Ma non c’è da preoccuparsi. In fondo, il problema dei giovani, laureati o no, nonostante abbia afflitto generazioni e generazioni, comprese le ultime, alla lunga si risolve da sé con o senza il Cavaliere: basta lasciarli invecchiare.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica