Roma - «Oltre al federalismo fiscale, per mia espressa volontà, ci sarà il federalismo contrattuale, saranno contratti articolati regione per regione, settore per settore, in maniera tale che chi è più produttivo, più efficiente, sarà pagato di più». Il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, intervenendo a Rtl 102,5 ha messo in evidenza una delle tante innovazioni contenute nel disegno di legge delega approvato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri.
L’articolo 2 del ddl, infatti, prevede che i decreti legislativi da adottare entro due anni dall’entrata in vigore della riforma si basino sul principio della «tendenziale corrispondenza tra autonomia impositiva e autonomia di gestione delle proprie risorse umane e strumentali da parte del settore pubblico».
Questo, di per sé, rappresenta un profondo cambiamento in quanto gli enti locali, e di conseguenza la pubblica amministrazione, sono obbligati a organizzare il proprio personale in base alla propria capacità fiscale. Uno stop alle infornate clientelari, dunque. Ma il comma «aa» contiene un’ulteriore specificazione: l’autonomia gestionale deve intendersi «anche in relazione ai profili contrattuali di rispettiva competenza». Stipendi e salari, perciò, potranno differenziarsi su base locale.
L’impostazione del ddl ha consentito al ministro di tranquillizzare in diretta radiofonica alcuni pubblici dipendenti settentrionali che si sono lamentati dell’attuale situazione. In particolare, è stato un medico veronese a reclamare per la propria condizione: «Perché i medici del Veneto o della Lombardia, pur lavorando come bestie, devono guadagnare quanto i loro colleghi di altre Regioni?». Brunetta lo ha rassicurato spiegando che «non ci sarà più un contratto unico uguale per tutti ma, sulla base della responsabilità dei singoli livelli di governo» e sul principio della «trasparenza e della produttività si potrà pagare in maniera differenziata».
Intanto, la cura anti-fannulloni del ministro sta continuando a dare buoni frutti. A settembre, secondo le anticipazioni fornite nel corso di Domenica in, le assenze per malattia degli statali si sono ridotte ulteriormente. «Siamo più verso il 50% delle assenze in meno rispetto al settembre del 2007 che verso il 40%», ha dichiarato visibilmente soddisfatto autoproclamandosi «San Brunetta». Si tratterebbe di un ottimo risultato dopo il calo del 37% rilevato a luglio e quello del 45% di agosto. Il ministro ha anche aggiunto che si stanno aumentando i controlli e ha preannunciato l’installazione di tornelli all’ingresso degli uffici pubblici perché «si continua ad abbandonare l’ufficio tornando con le buste della spesa e chi lo fa toglie un servizio alla gente».
Un altro punto sul quale il ministro ha voluto chiarire le posizioni dell’esecutivo è l’eccesso di precari nella pubblica amministrazione, soprattutto negli istituti di ricerca. «Mercoledì prossimo - ha annunciato - convocherò tutti i presidenti degli enti di ricerca per chiedere loro conto di quanto accaduto in questi anni» in cui si sono registrate punte di precariato «del 30, 40, fino al 50%, oltre la pianta organica, nella quale ci sono già quantità significative di questi precari».
Le proteste degli ultimi giorni non hanno smosso di un millimetro le convinzioni di Brunetta.
«È un po’ troppo facile fare assunzioni a termine molto lunghe e poi scaricare le responsabilità sul governo», ha sottolineato precisando che «in seguito, come è mia abitudine, pubblicherò i risultati di questo lavoro».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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