Brunetta: "Cambiare  articolo 1 Costituzione" E scoppia la polemica

Si apre il dialogo sulle riforme. Il ministro della Funzione Pubblica ha proposto di modificare l'articolo 1 della Costituzione: "Non significa nulla che l'Italia è una repubblica fondata sul lavoro". Secco no di Pd e Idv, la Lega frena

Brunetta: "Cambiare   
articolo 1 Costituzione" 
E scoppia la polemica

Roma - Si apre il dibattito sulle riforme. L'appuntamento è nelle sale e nelle aule di Palazzo Madama, alla ripresa dei lavori parlamentari. Sarà lì che le forze politiche cominceranno a discutere insieme di una riforma della Costituzione. Il dialogo parte dall'ultima proposta del ministro Brunetta intervistato da "Libero": la Costituzione va riscritta anche nella sua prima parte, a partire dall'articolo 1 della Costituzione, quello che recita "l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro" e che per Brunetta "non significa nulla".

La Lega frena
Il ministro Calderoli frena la proposta del ministro : 'Io non sono un entusiasta dell'art. 1 della Costituzione - sottolinea - ma esso fa parte della nostra storia e penso che se si vogliono fare le riforme adesso bisogna limitarsi a cambiare la seconda parte della Costituzione". Anche perché, altrimenti, c'é il rischio che "a voler far tutto si finisce per fare nulla". Ma è troppo tardi. Il Pd reagisce con il vicesegretario Enrico Letta che chiede a governo e maggioranza un chiarimento. Perché la proposta del ministro anti-fannulloni "complica le cose". Ugualmente il coordinatore del Pd Maurizio Migliavacca dice che il Pdl deve "uscire dalle ambiguità ". "Se quella di Brunetta è la linea del governo e della maggioranza - dice il vicepresidente del Senato Vannino Chiti - si va verso un sicuro scontro".

Di Pietro spara a zero Duro anche Di Pietro, secondo cui il ministro esprime "il vecchio piano piduista di Berlusconi". Il Pdl oscilla tra difesa di Brunetta e inviti alla prudenza. Il portavoce Daniele Capezzone dice che il ministro "ha offerto un contributo utile di riflessione che andrebbe meditato". Mentre il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto chiosa: "Questi ultimi giorni prima della ripresa dovrebbero essere dedicati alla riflessione più che alla ripetizione di slogan o di cose già dette: il silenzio - sottolinea - è d'oro". Resta comunque il fatto che alla ripresa maggioranza e opposizione daranno il via al confronto in parlamento.

Contatti informali con l'opposizione L'annuncio è stato dato dal sottosegretario Paolo Bonaiuti e dal capogruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri dopo una serie di "contatti informali con l'opposizione". Il presidente del Senato si è subito mosso, dando al presidente della commissione Affari Costituzionali Carlo Vizzini l'autorizzazione di procedere subito con le audizioni, che cominceranno nell'ultima decade di gennaio. L'avvio della discussione in commissione sarà preceduta da un vertice di maggioranza. Base di partenza, annunciano Bonaiuti e Gasparri, sarà la bozza Violante, votata in commissione alla fine della scorsa legislatura dal centrosinistra, con l'astensione di Forza Italia: riduzione del numero dei parlamentari, Senato federale e conferimento al presidente del consiglio del potere di nomina e revoca dei ministri sono i suoi punti centrali. Il Pdl, però, vuole andare oltre e, come annuncia il capogruppo Maurizio Gasparri, chiederà che la bozza sia integrata "con la riforma della giustizia e l'elezione diretta del potere esecutivo, due punti per noi fondamentali". E qui cominciano i potenziali guai per la navigazione della navicella delle riforme. Sulla giustizia , l'opposizione continua a dire no alle leggi ad personam.

Pd: "No a riforma iperpresidenzialista"
Quanto ai poteri del premier, la vicepresidente del Pd Marina Sereni fa capire che i democratici non lasceranno passare una riforma "iper-presidenzialista": la seconda parte della Costituzione, sottolinea la dirigente democratica, si può modificare solo restando nei limiti indicati da Napolitano, e cioé "nel rispetto del principio dell'equilibrio tra i poteri esecutivo e legislativo e degli organi di garanzia". Limiti che non piacciono al Pdl: il portavoce Daniele Capezzone avverte che l'opposizione può scordarsi di riservarsi un "potere di veto" e sottolinea che non ci potranno essere "accordi al ribasso". Anche Umberto Bossi lancia un avvertimento analogo: "Noi insistiamo sulle riforme condivise, però a un patto: che non diventi tutto una melassa consociativa che non serve al paese e che impedisce poi di fare le riforme".

Visto il clima di incertezza, il confronto sulle riforme non potrà che svolgersi sulla base di una politica dei piccoli passi, come si legge tra le righe della dichiarazione congiunta di Boanaiuti e Gasparri: "Convinti come siamo che con le chiacchiere non si va lontano - dicono i due esponenti della maggioranza - restiamo aperti a un confronto soltanto ed esclusivamente sui fatti, partendo anche da basi limitate, per arrivare poi con il tempo, se prevarrà la buona volontà, a risultati maggiori".

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