Brunetta: "In piazza quattro conservatori, è triste"

Il ministro della Funzione pubblica: "Essere fischiato da loro è la miglior patente per un riformista come me. Due milioni e 700mila? No, al massimo 200mila. Un sindacato che dà numeri finti la dice lunga sul suo stato"

Ministro Renato Brunetta, ha visto in quanti a manifestare con la Cgil a Roma?
«Sì, non più 200mila».
Due milioni e 700mila secondo gli organizzatori. Niente di nuovo, è la solita guerra dei numeri...
«Ma se i giornali fossero seri, prenderebbero una bella immagine del Circo Massimo dall’alto, misurerebbero la superficie, dividerebbero la zona tenendo conto di due o tre campioni di densità e poi moltiplicherebbero».
E cosa emergerebbe?
«C’è chi l’ha fatto e il risultato è tra 180 e 200mila persone. E chi dice il contrario mente sapendo di mentire. Sarebbe bello ci fosse un’autorità alla quale affidare i numeri ufficiali».
Non sarebbe esagerato? Tanto alle piazze non ci crede più nessuno...
«No, ne va della democrazia. È importante dare numeri veri. Da un punto di vista democratico e culturale una cosa è dire due milioni e 700mila, altra è dire 200mila».
Anche dal punto di vista matematico, non c’è male come forchetta...
«È cambiato il moltiplicatore. La Cgil era a 10 ora evidentemente è a 13».
Lo fanno anche con gli scioperi del pubblico impiego. È per questo che a preso a cuore il problema?
«In quel caso il ministero ha la certificazione per legge e posso dire che all’ultimo sciopero l’adesione è stata del 9 per cento, mentre la Cgil dice il 30. Anche in quel caso i giornali danno i due numeri affiancati, senza spiegare che il primo è ufficiale, la certificazione di legge, l’altro invece è un numero di parte. Non abbiamo l’abitudine democratica di rispettare regole e arbitri».
Perché questa manifestazione? E perché queste cifre?
«È un’autorappresentanzione consolatoria. Basata sul falso, quindi molto triste. Un sindacato che per rappresentare se stesso ha bisogno di dare numeri finti la dice lunga sul suo stato. Senza contare che se inventa su questo inventa anche il resto».
Questo non toglie che quelli che sono andati erano ben motivati...
«A spanne direi che la metà erano pensionati. Vorrei sapere in quanti sarebbero stati se fosse stato martedì invece di un sabato di sole. La composizione dei manifestanti ha un significato preciso, così come le piattaforme».
Pensa avessero chiara la motivazione?
«Pare che abbiamo manifestato per chiedere un incontro con il governo. Ma se è così non c’era bisogno. Ne abbiamo fatti tantissimi di incontri e non ci sono problemi a farne altri. Per quanto mi concerne ascolto tutti.
Torniamo alla piattaforma. Era una manifestazione contro la riforma dei contratti...
«Della riforma non ne parla più nessuno perché è stata accettata da tutti. Oggi (ieri, ndr) sono a Cernobbio ed Enrico Letta ha detto che la condivide».
Era anche una manifestazione contro il governo. E contro di lei.
«Magari era anche contro il rinnovo del contratto nel pubblico impiego, ma mi risulta che tutti gli impiegati iscritti alla Cgil abbiano incassato l’aumento».
Hanno ancora un senso le piazze?
«Certo, manifestare è uno degli strumenti della vita democratica. Noi lo abbiamo fatto contro il governo Prodi, ed è stato esaltante. E io non voglio demolire quelle dei miei avversari».
Ma questa della Cgil non le è piaciuta...
«Chi organizza una manifestazione ha il dovere di dire per cosa e contro chi. Noi la facemmo contro il governo delle tasse. Questa non saprei».
Ha detto che è stata una scampagnata...
«Certo, ma l’elemento scampagnata è sempre presente. Tra l’altro con ripercussioni positive e, questa volta, certe. Almeno 200mila persone hanno portato un po’ di reddito alla città, insieme a qualche disagio. Avranno speso cinque-dieci euro a testa tra panini e bibite, quindi sono state mosse risorse. E questo è senza dubbio un fatto positivo».
Dice così perché lei è stato il più fischiato del corteo...
«Essere fischiato dai conservatori è la migliore patente per un riformista».
Quindi non è turbato dai fischi del Circo Massimo?
«No. Quando poi ho visto che gli ideologi della manifestazione erano dei comici che, con linguaggio televisivo e un po’ becero, hanno rappresentato il nemico di classe, ho rasentato la felicità. Troppa grazia per una sola giornata».
Lei di piazze ne ha viste tante. Come giudicherebbe questa?
«Quattro conservatori che guardano al passato e non si rendono conto che il mondo è cambiato e vivono di qualche posizione di rendita piccola piccola. Se non ci fossero stati gli autobus dei pensionati Cgil non sarebbero mai arrivati a Roma. Che tristezza».
Un’anomalia tutta italiana questa...
«Ma non c’è da lamentarsi. L’Italia è il Paese con la più alta coesione sociale. Stiamo vivendo la crisi a testa fredda, non si fanno follie, non si sequestrano manager. Si gestiscono ammortizzatori, si tratta. Il governo ha il più alto consenso tra gli stati occidentali e ha un presidente del consiglio protagonista a livello internazionale. Tutto questo mi fa essere ottimista, anche perché è primavera, c’è il turismo. E molto probabilmente un aumento del reddito delle famiglie dovuto al calo delle tariffe e dei mutui. Serve solo una scintilla di fiducia che porti gli italiani a spostare i soldi dal materasso verso impieghi produttivi».
Non ha commentato la scelta di Dario Franceschini. In testa al corteo con Guglielmo Epifani e Sergio Cofferati...
«Era inevitabile per lui vista la piega che ha preso la sua segreteria.

Sta perdendo la destra del suo movimento. E non guadagna niente perché le posizioni estreme sono meglio rappresentate da Di Pietro e dai partiti della sinistra rimasti fuori dal Parlamento. A me pare sia in uno stato di confusione mentale».

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