Una brutta corrente: la fronda dei nove agita il centrodestra

«Noi stiamo lavorando, peccato che qualche firmatario non si sia mai presentato alle riunioni». Durissima la reazione del coordinatore regionale Mario Mantovani alla lettera spedita da nove consiglieri regionali direttamente al premier Silvio Berlusconi per chiedere al Pdl di ritornare allo spirito del ’94 e accusare An di non essersi mai completamente fusa nel nuovo partito. «Non mi sembra proprio il momento giusto per le polemiche. Tre milioni di lombardi stanno per votare. Sbagliano nella sostanza e anche nei tempi».
Variegato il dna delle firme che vanno dagli ex dc Angelo Giammario (molto legato al neo coordinatore Mario Mantovani) e Margherita Peroni, i liberal Doriano Riparbelli, Renzo Azzi, Franco Nicoli Cristiani, Massimo Buscemi, Gianluca Rinaldin, Carlo Saffioti e il ciellino Stefano Carugo che però fa sapere di aver revocato la firma.
«Quando esisteva Forza Italia - si legge - abbiamo lavorato per costruire un partito unico, radicato sul territorio, fondato sulla partecipazione e sulla democrazia interna, sul pluralismo delle idee non delle correnti, su dei valori chiari, quelli che ci hanno consentito di entrare orgogliosamente a fare parte del Partito popolare europeo. Secca la reazione del governatore Roberto Formigoni («Non l’ho firmata e non l’ho condivisa») e ancor più dura quella del vicepogruppo alla Camera Massimo Corsaro che rappresenta l’anima ex an che parla di «dilettantismo politico» oppure «manifesta malafede». «Tutti trombati - sbotta Corsaro -. Basta vedere che nessuno di loro è nell’elenco dei nuovi vicecoordinatori regionali». Giancarlo Serafini, Giancarlo Abelli, Lara Comi, Licia Ronzulli e Carlo Fidanza i cinque vice appena nominati dal coordinatore Mantovani e che in molti vedono come la causa scatenante dell’insurrezione. Nessuna fronda, assicura Stefano Carugo.

«Le prossime elezioni amministrative - spiega - saranno molto importanti. Serve un rilancio del partito. Il vero pericolo è lo stallo, ben vengano le iniziative che riportino lo spirito del ’94. Gli elettori vogliono idee e contenuti, non correnti».

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