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Bruxelles socchiude le porte a Kiev provando a non indispettire Mosca

I 27 sono divisi sulla possibilità di un accesso del Paese all’Unione: c’è chi teme la sua instabilità politica e nuove rotture con la Russia

Nicolas Sarkozy sarà oggi a Parigi dopo aver chiuso il suo viaggio tra Russia e Caucaso. Nella capitale (e non più a Evian, come in programma in un primo momento), in qualità di presidente di turno dell’Unione europea, ospita un summit tra i Paesi membri e l’aspirante Ucraina, protagonista indiretta del conflitto in Caucaso delle scorse settimane, nazione considerata «a rischio» di trasformarsi nel prossimo teatro di conflitto tra una ex Repubblica sovietica e la Russia. Come Tbilisi, infatti, Kiev vorrebbe entrare nella Nato e nell’Unione europea, punta a occidente da quando nel 2004 la cosiddetta «rivoluzione arancione» ha portato al potere un’alleanza anti-Cremlino formata dal presidente, Viktor Yushenko, e dal premier, Yulia Tymoshenko. Oggi, l’intesa è in crisi. Non è un caso, fa notare la stampa internazionale, che la coalizione di governo abbia iniziato a disfarsi proprio durante la guerra in Ossezia del Sud. La settimana scorsa il presidente ha ritirato il suo appoggio e ieri il premier ha minacciato di formare un blocco con l’opposizione pro-russa. Il Paese è diviso sui temi politici - adesione a Ue e Nato, relazione con Mosca - ma anche etnicamente: in Crimea e nell’est abitano infatti minoranze russe.
L’instabilità politica ucraina, ma anche la volontà d’evitare ulteriori strappi con Mosca - contraria soprattutto all’ingresso di Kiev nella Nato - frenano Bruxelles dall’offrire oggi a Kiev pieno impegno per un futuro accesso al club dei 27: «La convergenza graduale tra Ucraina e Ue in politica, economia e aree legali contribuirà a un ulteriore progresso delle relazioni tra Ucraina e Unione», è scritto in una bozza del documento, definito «accordo di associazione». Gran Bretagna, Paesi baltici e Polonia sono a favore di accelerare l’entrata di Kiev. Sono più cauti Germania, Italia e Benelux.
Per molti analisti, però, Kiev è centrale alla sicurezza di Bruxelles e l’Ue dovrebbe ampliare il proprio sostegno al Paese.

Un maggiore impegno in favore dell’allargamento, scrive Tomas Valasek, del Center for European Reform sul Financial Times, offrirebbe all’Europa «un confine sicuro e stabile a est» e garantirebbe a Kiev solidità interna, dando ai suoi leader, impegnati in lotte di potere - definite dall’esperto «un’opportunità per Mosca» - un obiettivo comune.

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