(...) si dice «pronto a fare un passo indietro». Anzi, lo fa. Le sue dimissioni arrivano giovedì sera, dopo quelle di Umberto Bossi. Sono un gesto forte, non riguardano limpegno per la corsa a Palazzo Tursi, ma potrebbero addirittura mettere in discussione lappartenenza alla stessa Lega. «Ho lasciato il mio incarico di vice segretario regionale del partito - conferma Rixi -. Cè bisogno di rifondare completamente il nostro movimento, ripartendo dalla base. È doveroso fare un passo indietro. Non capisco come ci sia qualcuno che non lo capisce. Per questo ho detto che se la Lega non dimostra di voler cambiare in maniera profonda, sono anche pronto a lasciare del tutto. A lasciare la politica».
Una frase che potrebbe far pensare anche a una rinuncia alla candidatura. Cosa che però Rixi smentisce categoricamente: «Non centra nulla, perché sono due cose diverse - assicura -. Mi sono preso un impegno e lo porto avanti. Continuerò a rappresentare chi crede in me, resterò sindaco o consigliere comunale in ogni caso. E poi sia chiaro che ci sono due piani ben distinti. Una cosa sono le elezioni amministrative e la vita di una città, unaltra sono le questioni politiche interne ai partiti».
Al di là del terremoto a livello nazionale, cè quello a livello locale. Il segretario regionale Francesco Bruzzone assicura che da Belsito non sono arrivati altri soldi oltre quelli versati alle casse del partito per la prima nomina nel cda Fincantieri. Ma al centro del mirino cè finito ugualmente. Le stesse dichiarazioni di Rixi lo tirano in ballo. «Io mi sono dimesso, ma ognuno deve fare le proprie valutazioni, agire secondo coscienza - sono le parole del candidato sindaco -. Serve un profondo rinnovamento anche qui in Liguria, nessuno deve difendere a oltranza posizioni acquisite». Più chiaro di così non si potrebbe. Il fatto è che una guerra interna al partito, nel bel mezzo di una campagna elettorale, potrebbe essere devastante. La Lega, soprattutto a Genova, non può permettersi anche una parte che rema contro o che non si impegna al massimo.
«Non credo sia il caso nostro, tra laltro i partiti ora meno si fanno vedere e meglio è - tranquillizza Rixi -. Tutti i dirigenti devono capire che stiamo affrontando situazioni su piani diversi. Altrimenti sì che ci sarà confusione. Anche perché io, in questo momento, in questo casino ci sto mettendo la faccia tutti i giorni. Mi darebbe fastidio che non ascoltassero almeno le mie richieste». Rinnovamento che significa ricambio ai vertici, o quantomeno un confronto con la base, con i militanti. Il problema sono i tempi. Lo stesso Rixi che vorrebbe rinviare tutto a dopo le elezioni dovrà prendere atto che invece il congresso regionale ci sarà quasi certamente in piena campagna. La segreteria di Bruzzone potrebbe essere messa in discussione. Ma il suo principale antagonista interno è proprio Rixi, che non ha un secondo di tempo da dedicare alle questioni di partito. E che infatti ribadisce di non essere interessato, «al momento», alla poltrona da leader del movimento in Liguria.
Chi è pronto a dare battaglia è invece un nome storico della Lega Liguria, addirittura il papà del movimento che lo creò prima ancora che con Bossi diventasse un partito unico a livello padano. Bruno Ravera affida a un comunicato la sua amarezza per la situazione in atto e prova a ripartire daccapo: «In considerazione degli avvenimenti mi vedo costretto a chiedere le dimissioni del Segretario nazionale Francesco Bruzzone affinché faccia chiarezza sui 50.000 euro che avrebbe preso da Belsito - scrive al di là della verifica sullobolo al partito -.
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