Paolo Giordano
nostro inviato a Montreux (Svizzera)
Caro Bryan Adams, dopo più di venticinque anni le sue canzoni sono diventate un simbolo del rock radiofonico: brillanti, orecchiabili, sfuggenti.
«Per me comporre musica è abbastanza facile. Il problema è poi trovare le canzoni che mi piacciano. Anche per il prossimo cd, che uscirà in primavera, ho già tanti pezzi pronti ma finora nessuno mi ha conquistato davvero».
È il dilemma dei rockettari di lungo corso.
«Ho vissuto una vita surreale fatta di concerti, tournée, appuntamenti e scadenze. Ora per fortuna mi prendo ritmi più calmi, anche se, ahimè, mi rendo conto che la mia band è diventata la mia famiglia: molti dei musicisti e dei collaboratori lavorano con me da un quarto di secolo».
Eclettico, single, cosmopolita. Sembra lidentikit di un filantropo.
«Infatti sono appena tornato da un concerto in Pakistan. Abbiamo raccolto fondi per costruire scuole».
Intanto poi lui canta. Oppure fotografa. Ecco perché Bryan Adams è così morbido e prevedibile quando parla qui, seduto in un camerino dello Stravinskij Auditorium di Montreux, prima di salire sul palco del Jazz Festival e ritrovarsi una sala tutta esaurita, e clamorosamente calda, pronta a canticchiare a memoria Please forgive me oppure Everything I do I do it for you. Quando, piccolino nei soliti jeans e maglietta nera, schitarra con la sua Stratocaster e poi arrotola la voce roca, ha il mestiere consumato di chi sa come governare il pubblico (e infatti duetta a sorpresa anche con una tifosa in visibilio). E quando si nasconde dietro la macchina fotografica, che è diventato il suo secondo lavoro, privilegia le espressioni malinconiche, i colori tenui, la calma contemplativa. Le due anime. E così, quando sarà a Roma a fine mese potrà esibirle tutte due: suonando al Telecomcerto di Roma del 31 luglio al Colosseo con Billy Joel e poi mettendo in mostra i suoi ritratti fotografici (forse) al Tempio di Adriano.
È difficile mettere da parte la propria personalità per fotografare quella degli altri?
«Dipende: tra le mie vittime ci sono stati Ray Charles, Victoria Beckham, Sean Penn, Keith Richards, la Regina Elisabetta, anche le italiane Elisabetta Canalis e Laura Pausini (che il fidanzato voleva meno provocante). A settembre uscirà un mio portfolio sul magazine tedesco Stern. Le foto sono i miei figli, ma anche il modo di evitare la noia. Persino quando vado in vacanza, dopo una settimana voglio tornare a casa».
Al Telecomcerto suonerà con Billy Joel: coppia inedita.
«Io suonerò unora e mezzo, poi, prima del suo show, duetteremo in You may be right e All for love».
Daltronde i duetti sono uno dei suoi assi nella manica.
«Il migliore è stato quello con Tina Turner in Its only love. Ma il più bello in assoluto è Je taime moi non plus di Serge Gainsbourg e Jane Birkin».
Ecco vede, ci sarà un duetto anche nel suo prossimo disco.
«Non credo. Per farlo, ci vuole una buona canzone da condividere, altrimenti è meglio lasciar perdere. Zucchero mi ha chiesto tante volte di farlo, ma proprio per questo motivo ho sempre preferito lasciar perdere».
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