Buche e voragini, così il vincitore «curava» l’asfalto

Quasi ottocento chilometri. Ridotti piuttosto male, con «rammendi» e intarsi che rendono il manto quanto meno irregolare. In alcuni casi malissimo, con buche che mettono a repentaglio l’incolumità di automobilisti e soprattutto motociclisti, che a decine muoiono ogni anno nella capitale. Questa è la lunghezza complessiva delle cosiddette strade di grande viabilità di Roma, la cui manutenzione è stata affidata fino a poco tempo fa a un’associazione temporanea di imprese guidata dalla Romeo, l’azienda al centro dello scandalo che ha travolto la giunta di sinistra di Napoli. In ballo una cifra non trascurabile: 720 milioni di euro distribuiti in nove anni. Poi il nuovo sindaco capitolino Gianni Alemanno ha tolto l’appalto a Romeo e soci, ma restano i dubbi sul modo in cui l’appalto fu assegnato e su come la manutenzione è stata condotta.

Anche perché, come dimostrano le foto che pubblichiamo a lato, che sono solo un piccolo campionario delle tante in nostro possesso, la condizione dell’asfalto romano è tutt’altro che soddisfacente. E il problema riguarda non solo strade periferiche, ma anche arterie centrali come piazza Venezia, o in quartieri considerati «bene» come Prati o Santa Maria Maggiore. Perché il degrado è democratico.

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