«Buenos Aires 1977»: monotono riaparecido

Il Festival di Cannes s’è concluso ieri con Buenos Aires 1977: crònica de una fuga di Israel Adriàn Caetano (in concorso), che evoca fedelmente, e monotonamente, la disavventura di un desaparecido (Rodrigo de la Serna), riapparso dopo quattro mesi di prigionia. Come in altri film da festival sull’Argentina (Garage Olimpo, Hijos) emerge l’aspetto che la lotta di classe ha assunto nell’America latina capovolgendo le previsioni marxiste, mentre è stata in linea con le intuizioni pasoliniane: i poveri schierati con la polizia se non militanti nella polizia; i ricchi con i guerriglieri o addirittura militanti con i guerriglieri. Non è un evento eccezionale: nell’Italia dei fermenti giacobini di fine Settecento e in quella dei fermenti risorgimentali di metà Ottocento, non era diverso. Peccato solo che Caetano, oltre a mostrare questa realtà dagli abiti e dalle case dei detenuti, non ne spieghi le ragioni. Del resto si può capirne la reticenza: dirlo significherebbe ammettere che le libertà di pensiero sono ambizioni di chi è già libero da bisogni.

È un pudore nato col ’68; morto nel ’67, Ernesto Che Guevara (di cui proprio Rodrigo de la Serna interpretava il compagno di viaggio nei Diari della motocicletta, presentato a Cannes 2004) infatti non si batteva per l’ambizione delle borghesie urbane, ma per l’emancipazione dei diseredati rurali.

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