Roma

È bufera sulla vendita del San Camillo

Il progetto di Marrazzo attaccato da ogni parte Alla fine il dietro-front: «L’ospedale non si tocca»

La rivoluzione nella sanità targata Marrazzo, con il suolo del San Camillo-Forlanini venduto ai privati in cambio della costruzione di un nuovo ospedale in un’altra area della città, non piace a nessuno. La destra parla di «speculazione edilizia», il centrosinistra insorge sottolineando come il progetto non rientri nel loro programma, i sindacati sono pronti alla mobilatazione in mancanza di una smentita. Che inevitabilmente arriva al termine di un pomeriggio di polemiche crescenti, culminato con una conferenza stampa convocata in tutta fretta: «La Regione Lazio non venderà il San Camillo», assicura il presidente Marrazzo.
Saltata l’ipotesi della giunta guidata da Francesco Storace di vendere all’Inail per poi riaffittare, sembrava che il nuovo presidente avesse cambiato completamente rotta: l’idea di cui si parlava era quella di sfruttare le quotazioni elevatissime dell’area dell’ospedale per far nascere altrove una nuova struttura. Tutto a carico dei compratori, che avrebbero avuto l’onere di provvedere anche alle opere di urbanizzazione necessarie e di pagare la rimanenza del valore dell’area. Un progetto sul quale il vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio Andrea Augello invoca chiarimenti immediati. Nel frattempo attacca: «Trovo stupefacente - dice - la leggerezza con cui si sta dando libera circolazione a idee e progetti che dovrebbero prima di tutto passare al tavolo della concertazione. Vendere ai privati il San Camillo, cambiandone la destinazione d’uso, è un affare colossale, un’idea che non può non incontrare la nostra contrarietà, ma soprattutto comporta il trasferimento di migliaia di dipendenti e la cancellazione di un ospedale storico». Unanimi le critiche che piovono da An. «Scoprire oggi che coloro che accusavano Storace di voler vendere l’ospedale all’Inail intendono fare la stessa operazione favorendo una speculazione di privati - dice la coordinatrice regionale Roberta Angelilli - ci dà la misura di come in questa città il centrosinistra sia mero strumento degli interessi dei poteri forti». Di «speculazione edilizia fatta sulla pelle dei cittadini» parla anche il capogruppo di An alla Regione Giulio Gargano. Sergio Marchi, capogruppo di An in Campidoglio, invece, polemizza così: «Forse è la ricetta della sinistra: abolire i ticket svendendo gli ospedali». Marco Verzaschi, consigliere regionale di Forza Italia, chiede chiarimenti «su un’operazione che potrebbe avere un impatto enorme sul mercato immobiliare»: «Marrazzo - dice - giustifichi questa operazione dopo gli enormi investimenti per la ristrutturazione dell’ospedale effettuati in questi anni».
L’ulteriore cambiamento di rotta arriva a metà pomeriggio, quando Marrazzo annuncia che il San Camillo non si tocca e che i soldi per coprire il disavanzo sanitario 2003, pari a 448 milioni di euro, verranno trovati altrove. Due saranno le fonti di copertura: 251 milioni sono emersi dai minori impegni di spesa rispetto al bilancio 2004, altri 238 milioni sono i fondi assegnati dalla Regione quale concorso dello Stato ai disavanzi sanitari per gli anni 2001, 2002, 2003. Il presidente Marrazzo ha definito la decisone di non procedere alla vendita del San Camillo «una scelta politica forte».

Augello, invece, puntualizza: «La mancata vendita dell’ospedale è stata resa possibile soltanto grazie alle economie realizzate dalla nostra gestione sul 2004 e ai 237 milioni di euro erogati dal governo alla Regione nel mese di marzo».

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