Eccola la buffonata. Il calcio non decide, il calcio si copre di ridicolo, il calcio si nasconde dietro la più sottile delle scuse: «Lo scudetto del 2006 non può essere revocato in quanto non c’è mai stato un atto amministrativo che lo assegnasse all’Inter». Ha detto così la Figc, ieri. Proprio così. La più folle delle frasi e la più insensata delle «sentenze » rende il calcio meno serio che mai, meno credibile di sempre.
Perché se quelle parole hanno un significato è questo: quello scudetto nessuno lo ha assegnato. E se è così, allora non c’è. E se non c’è, toglietelo all’Inter,ma non per l’Inter, ma per la coscienziosità di un movimento che non perde occasione per calpestare la sua dignità. Perché qui bisogna essere semplici una volta per tutte per evitare di fare la figura dei cretini totali: la Figc non può lasciare nel vago la gente, né sottintendere il cavillo da azzeccagarburgli che ingrippa il meccanismo. Il gioco è questo, d’altronde: tecnicamente l’Inter ha vinto quel campionato perché le due squadre che l’hanno preceduta sono state penalizzate. Quindi non c’è qualcuno che ha detto: «Lo scudetto è suo».C’è che la classifica è stata rivoluzionata ed è finita con l’Inter in testa. Revocarlo, quindi, dicono i Ponzio Pilato della Federazione, non si può, perché non c’è un atto formale che lo ha consegnato ai nerazzurri. Roba da non credere: pensano che la gente, interisti compresi, viva sulla Luna.
Pensano di poter chiudere così una questione che accende le polemiche da cinque anni. Non si può, non è giusto: la Federazione ha creato questo caos e la Federazione lo deve risolvere. Qui non c’entra essere interisti, juventini, milanisti o di qualunque altra squadra. Qui c’è da essere onesti: lo scudetto non doveva essere assegnato, come accaduto già in passato. La classifica di quel campionato non era corretta? Allora non esisteva il torneo. L’Inter sarebbe andata in Champions comunque. Decidere a tavolino che lo scudetto scivolava alla terza in classifica per sentenza della giustizia sportiva è stata una forzatura che ha un nome e un cognome, è stata una scelta di politica pallonara precisa: dare il senso della pulizia dello sport dopo «l’inquinamento » di Calciopoli. Bene, se forzatura è stata fatta allora, forzatura avrebbe potuto essere fatta adesso. Invece no. Invece adesso si inventano clamorose arrampicate sugli specchi delle norme e dei commi.
Il miglior modo per essere dei politici pallonari senza credibilità è non sapersi assumere le responsabilità: per quanto impopolari, le scelte vanno fatte e le decisioni vanno prese. O sì o no, punto. Giusto o sbagliato. Semplice: lavarsi le mani, scaricare la responsabilità, cercare un appiglio per scansarsi può soltanto dare alla gente la conferma che «mondo è stato, mondo è e mondo sarà». Cioè che esiste un Palazzo distante dalla strada e dagli stadi che gestisce come un burattinaio il nostro destino, compreso quando decide di non prendere una decisione.
È come dire che Calciopoli c’è ancora: una Spectre che al di sopra di tutti fa e disfa, sceglie o non sceglie.
Fregandosene di tutto e di tutti, e pensando evidentemente che il potere non comprenda delle fregature come quella di prendere la decisione al momento giusto. Giusta o sbagliata che sia, non importa. Si decide. Altrimenti si certifica di essere inutili.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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