In Bulgaria tremila in piazza per urlare «no al terrore rom»

Sofia Sale la tensione in Bulgaria - dove il 23 ottobre si vota per le presidenziali - sulla questione rom, con i nazionalisti all’attacco e i rappresentanti dell’etnia che hanno scelto una forma pacifica di protesta. «Non voglio vivere in uno Stato zingaro», «No al terrore dei rom», «Bulgaria, svegliati!», erano alcuni degli slogan antirom scanditi dai tremila dimostranti che a Sofia hanno aderito all’appello dei partiti nazionalisti Ataka e Unione nazionale bulgara, tenuti a bada da centinaia di agenti. Ore prima, organizzazioni rom e non governative avevano distribuito ai passanti per le strade di Sofia fiori e poesie di bambini che invitano all’amore tra gli uomini. La campagna si è svolta sotto lo slogan «Ho un sogno, studiare e vivere», nell’ambito dell’iniziativa europea Rom Pride. «Questi fiori sono il nostro messaggio contro la paura, l’odio e la violenza», ha detto Tsvetan Antonov della Rete per il dialogo multietnico.
La tensione sulla questione degli zingari è sempre latente in Bulgaria, Paese balcanico dove secondo il censimento i rom sono il 5% della popolazione, ma in realtà sarebbero molti di più. Ma è esplosa lo scorso 23 settembre in seguito a un incidente in cui trovò la morte nel villaggio di Katunitsa il 19enne Anghel Petrov, investito da un pulmino guidato da uno degli uomini del «barone» rom locale Kiril Rashkov, detto »re Kiro«, boss della produzione illegale di superalcolici e del traffico di prostitute. Gli abitanti di Katunitsa sono insorti contro Rashkov chiedendo la sua espulsione dal villaggio.


Nei giorni seguenti manifestazioni di solidarietà con gli abitanti di Katunitsa si sono svolte in numerose città bulgare. Per lo più sono degenerate in atti di intolleranza contro gli zingari, portando all’arresto di centinaia di persone.

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