Enrico Lagattolla
La provocazione passa via web. A metà tra scherno e sfida. In principio è stato il video girato in una scuola di Torino. Un ragazzo down viene picchiato dai compagni di classe. La scena è ripresa col telefonino, e fatta girare in internet. La Procura apre uninchiesta a carico dei rappresentati legali di Google Italia per concorso in diffamazione aggravata. Ora, sul tavolo del pubblico ministero Francesco Cajani, titolare dellinchiesta, arriva unaltra segnalazione. Due siti differenti, ununica parola chiave: «bullismo».
Il primo è il forum di Mac Village. La sfida dei blogger ha un nome provocatorio: «Campagna perquisite internet». Segue linvito a «eliminare le nefandezze sul web». «Non demordete politici!», è lironico invito a censurare. Qualcuno ipotizza di «esporre denuncia al Presidente della Repubblica», con ironico punto esclamativo e «smile» irriverente. In calce, lelenco degli indirizzi web da cui scaricare i video «incriminati». Il tutto condito da un dibattito tra appassionati della rete.
Il secondo «canale», invece, passa attraverso «YouTube», portale di grande successo per i «maniaci» del download. E questa volta è beffa. Finti episodi di bullismo girati in casa, a scuola o per strada col telefonino e videocamere digitali, e «up-loadati» sul sito. A disposizione degli «amatori».
La polizia postale ha segnalato gli episodi al magistrato. Spetterà al pm, ora, visionare il materiale messo in rete, e decidere su eventuali iniziative. Il precedente che coinvolge Google non ha dissuaso il popolo del web. Che lancia la sfida ai «proibizionisti».