Ieri sera il cardinale Dionigi Tettamanzi ha incontrato, come ogni anno, gli amministratori locali della Diocesi di Milano. Un lungo e intenso discorso sul senso dellamministrazione, sulla responsabilità individuale e sociale di chi ricopre cariche politiche, ricco di citazioni che vanno dal Vangelo di Luca a SantAmbrogio, dallEnciclica di Giovanni Paolo II a Paolo VI.
Con le sue parole il vescovo colpisce nel segno e, forse, nelle coscienze degli amministratori, senza risparmiare accenni alla situazione politica attuale. A parlare è Giovanni Paolo II attraverso la sua Veritatis splendor: «Di fronte alle gravi forme di ingiustizia sociale ed economica e corruzione politica di cui sono investiti interi popoli e nazioni, cresce lindignata reazione di moltissime persone calpestate e umiliate nei loro fondamentali diritti umani». Queste le parole del Papa che precedono la stoccata dellArcivescovo di Milano: «Forse oggi non sempre si mantiene unindignata reazione. Ma ciò non toglie che la situazione sia sempre la medesima e che continuino a sussistere le gravi forme di ingiustizia e di corruzione politica». Cosa può fare allora lamministratore? Essere fedele al patto che ha stipulato con i cittadini, proprio perché in una democrazia autentica il potere appartiene al popolo e il popolo lo assegna ai suoi rappresentanti. «Lamministratore - ammonisce il cardinale - è un servo, non è il padrone, non è chi ha il potere ultimo... Dunque è nella fedeltà alla causa dei cittadini che si iscrivono i valori e le esigenze della verità e della giustizia».
Il concetto di fedeltà, cardine di tutto il discorso di Tettamanzi, è legato alla responsabilità civile e sociale che lamministratore ha assunto e deve avere sempre presente.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.