Burlando e la condanna della violenza a metà

Burlando e la condanna della violenza a metà

(...) la tesi di Caselli, quando afferma che il movimento No Tav e i problemi della Val di Susa, c’entrano molto poco con quello che è avvenuto l’altro giorno a Genova e che rischia di ripetersi in altre città».
E no, caro Claudio. Proprio per la stima che le portiamo su altre questioni - penso ad esempio all’attenzione ai temi dello sviluppo non pregiudizialmente contro le aziende, come invece è tipico di una certa sinistra genovese-bulgara, tema su cui torneremo nei prossimi giorni, proprio perchè è giusto dare a Burlando quello che è di Burlando - dico tranquillamente che questo riferimento «alla tesi di Caselli» mi sembra ambiguo e troppo poco netto.
Perchè, vede, caro Burlando, si può legittimamente dire che la Tav in Val di Susa non sia il massimo della vita e si può essere contrari a quella ferrovia. Io stesso ho apprezzato il suo tracciato alternativo che passava per la Liguria, innestandosi alla nuova linea litoranea in direzione di Marsiglia. Anzi, il fatto che così tanti valsusini siano contro la Tav e non una minoranza, mi fa pensare. Ma fare queste considerazioni trasportistiche non giustifica in alcun modo la violenza. E lei non può dire, per di più estrapolando alcune parole di Caselli, un po’ furbescamente, che «il movimento No Tav c’entra molto poco con quello che è avvenuto a Genova».
Le rispondo con le parole pronunciate l’altro giorno all’università di Torino da Alberto Perino - che del movimento No Tav non è un oscuro militante o un provocatore infiltrato, ma il leader indiscusso - che ha spiegato che Caselli non andava contestato, ma non perchè Caselli è un magistrato serio che fa inchieste serie, fra l’altro lavorando sul profilo di ogni arrestato, non fermandosi alle informative della Digos e mettendoci la faccia e rischiando.
Insomma, Perino - il capo dei No Tav, riconosciuto da tutti, ribadisco - ha chiesto di non contestare Caselli, ma non perchè scritte e insulti sono una vergogna. No. Per Perino, il no alle contestazioni a Caselli è dovuto al fatto che «gli facciamo pubblicità. Senza di noi avrebbe parlato con non più di venti persone alla volta. Con la nostra contestazione, invece, è passato dalla parte della vittima e si è fatto intervistare da tutti». Per poi aggiungere che «questa è una pubblicità che non si merita proprio come persona. Io non ho alcuna stima di questo personaggio. Ognuno ha ancora il diritto di stimare chi vuole».
Ultima citazione che può aiutare Burlando: «Bisognerebbe decidersi a dire senza se e senza ma, senza distinguo, perchè è solo da ipocriti, che chi fa queste cose indegne di un Paese civile, è fuori dalla democrazia.

Essere ambigui, balbettare qualche presa di distanza, biascicare qualche considerazione che lascia il tempo che trova, non serve a niente. Anzi, semmai, al di là delle intenzioni, obiettivamente finisce per rafforzare queste tendenze».
Sai chi l’ha detto, caro Claudio? Proprio Gian Carlo Caselli, ieri.

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