Burlando mente per insabbiare il turismo

(...) la decisione di rinunciare a questo incarico è dovuta a motivi di carattere personale» dice Burlando in aula a settembre, rispondendo all’opposizione che gli chiede lumi sul giallo del mandato più breve della storia dell’Aptl, sei mesi in tutto.
Ebbene non è vero. Miriana Detti a Burlando ha detto ben altro, in una lettera ufficiale indirizzata a lui e all’assessore al Turismo Margherita Bozzano e datata primo agosto 2006, cioè prima dell’intervento in aula di Burlando. E allora eccola, la verità, emersa solo perché quel segugio di Gianni Plinio il capogruppo di An ha scovato la missiva: mi dimetto «in seguito alla presa di consapevolezza che non sussistono più le condizioni di fiducia professionale da parte dell’assessore al Turismo nei confronti della mia persona e del mio operato» scrive Detti, che più avanti aggiunge: «Ritengo professionalmente ed eticamente corretto formulare le mie dimissioni registrando visioni diametralmente opposte sul ruolo e autonomia del direttore generale e delle sue strategie, e da una mancanza di fiducia personale». Tradotto, significa che Bozzano non si è preoccupata di evitare ingerenze politiche nell’Agenzia, anzi. Ancora Detti nero su bianco: «Rispetto profondamente le linee politiche e strategiche dell’assessorato, ma poiché le stesse si sono in più occasioni trasformate in vere e proprie scelte tecnico-operative, ritengo tale sistema inconciliabile con la mia visione professionale di gestione di un ente quale In Liguria». Là dove, sottolinea Detti dopo aver descritto l’attività svolta dall’8 febbraio al primo agosto: «Il mio ruolo, vista la complessità operativa e le numerose azioni previste richiede un’autonomia tecnica decisionale e operativa che può trovare terreno unicamente in un rapporto di stretta fiducia tra la parte politica e quella manageriale», con una «assolutamente fondamentale distinzione di ruoli e competenze fra chi definisce le linee politiche di indirizzo e chi è chiamato a realizzarle». Poiché così non è, scrive Detti che «l’unico sbocco» è andarsene, «per consentirvi di individuare una figura professionale più confacente le vostre legittime aspettative», e cioè un manager che accetti di non fare il manager.
In aula Burlando cita la lettera, ma solo nelle parti che gli convengono di più. Per esempio, accusa la precedente giunta di Sandro Biasotti di aver lasciato in eredità un’Agenzia con tre precari, ma “dimentica” di dire ciò che Detti scrive subito dopo, e cioè che lei pure s’è vista costretta ad assumere solo con «contratti interinali con scadenza a breve termine», «dovendo rispettare i limiti e i vincoli imposti dalle normative regionali in materia di assunzione e di riduzione dei costi (legge finanziaria)». E il presidente diventa quasi ironico, col senno di poi, quando dice che alla povera Detti è stata consegnata una struttura non in grado di funzionare: «È come averle detto: “Fai tutto tu!”». Quanto alle dimissioni, riferisce di «motivi di carattere personale», gli stessi di cui da subito parla anche l’assessore Bozzano. Non è un caso: trattasi della versione ufficiale concordata e anche questo è tutto scritto. Nella sua lettera infatti, Detti scrive di confidare «nel reciproco interesse a voler definire verso l’esterno una linea di chiusura dei rapporti improntata verso una totale assenza di conflittualità tesa a preservare una reciproca positiva immagine nei confronti dell’opinione pubblica», e si mette «a disposizione per l’individuazione delle modalità di comunicazione dell’interruzione dei nostri rapporti di lavoro, più opportune per entrambi».
Ne sono seguiti incontri, e la versione da dare al centrodestra, ai giornalisti e ai liguri tutti. Che non reggesse, quella versione, è stato chiaro da quasi subito. Il 29 agosto infatti l’assessore Bozzano, sempre a proposito di ingerenze, scrive al dirigente dell’Aptl Enisio Franzosi, facente funzioni di direttore generale fino a individuazione di un nuovo manager-burattino, di trovare per Detti un incarico di consulenza, cosa che lui puntualmente fa: 30mila euro fino al 31 dicembre 2006 «per la realizzazione dei progetti interregionali e per la pianificazione delle attività di marketing». Ma come, salta su l’opposizione, non s’era detto che la dottoressa Detti aveva problemi di carattere personale? Non può fare il direttore ma può fare il consulente? E Bozzano come si è permessa di chiedere una cosa del genere all’Agenzia, non era un ente autonomo? Le risposte non sono arrivate, perché i panni sporchi, appunto, si lavano in casa.


Adesso Plinio chiede una «censura» per Burlando: «Non è consentibile che abbia potuto deliberatamente occultare all’intero consiglio regionale, dichiarando cose non vere, le reali motivazioni delle controverse dimissioni della dottoressa Detti. Se fossimo in una democrazia seria come quella degli Stati Uniti d’America contro di lui sarebbe già scattata la procedura di impeachement». Ma qui siamo in Liguria.

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