Burlando: «Mia la responsabilità»

Ma quali dimissioni di G.B. Pittaluga: «La responsabilità politica della legge sull’addizionale Ire è mia». E comunque, ma quale inchiesta: «Non capisco la ratio di questa indagine della Procura di Imperia». È stato un giorno in silenzio, ha consultato assessore e uffici, s’è riletto tutti gli atti. Poi, ieri, Claudio Burlando il presidente della Regione è intervenuto sul fascicolo per abuso d’ufficio che il sostituto procuratore Filippo Maffeo ha aperto contestando una difformità fra la legge regionale 17 del 2005, quella che aumenta le addizionali Ire (ex Irpef), e la successiva circolare applicativa. Secondo il magistrato la seconda annulla la progressività, contraddicendo la prima. «Ma niente affatto» ha esclamato ieri il governatore. Il quale, non si sa mai, ha inoltrato il tutto a palazzo Chigi, chiedendo un parere agli uffici del sottosegretario all’Economia Vincenzo Visco. E che però si dice certo di essere nel giusto. «Non c'è alcuna difformità - riprende il ragionamento che il giorno prima ha fatto il suo assessore al Bilancio Pittaluga -. Semplicemente perché è la legge nazionale istitutiva delle addizionali a dire che sulle addizionali non si applica la progressività. Infatti lo 0.5 si applica sull'intero reddito. Se mai siamo noi che abbiamo introdotto tre aliquote per salvaguardare le fasce più deboli. Pertanto legge regionale e circolare sono in linea con la normativa nazionale». Di più: «Dicono che la legge è scritta male, che è interpretabile? Io non credo, ma se anche fosse vorrei segnalare che nell'interpretazione fanno fede le tabelle allegate con gli introiti: sono chiarissime e infatti non sono mai state contestate dal governo, che ricevette la legge subito dopo l'approvazione. E fa fede anche il dibattito consiliare, durante il quale le intenzioni della giunta vennero ampiamente spiegate». Era stato Marco Nesci di Rifondazione a chieder lumi sulla progressività. «E a posteriori possiamo dire per fortuna, che Nesci si alzò ponendo il quesito, anche se ce l'aveva con noi, perché ora la nostra risposta è agli atti». Di certo, avverte Burlando: «Se passasse la tesi della Procura ci troveremmo con un buco di 50 milioni, e i liguri dovrebbero pagare tasse per 270 milioni di euro», 170 in più degli attuali. Che poi, velenoso: «In ogni caso l'unico organo che può dirimere la questione è la corte costituzionale».
Intanto però oggi gli uomoni della Guardia di fiannza saranno in Regione all'ora di pranzo per ascoltare Pittaluga, subito dopo aver sentito i primi «testimoni» politici dell'inchiesta: Matteo Marcenaro dell'Udc, che dal primo giorno mette a verbale che «la legge è scritta male», e Marco Nesci del Prc che, appunto, in aula sollevò la questione della progressività. Gli «accertamenti di contorno», così ieri li ha definiti la Finanza, serviranno a far luce sull'interpretazione della legge, e a capire a chi siano imputabili eventuali responsabilità. Ieri il centrodestra è tornato all'attacco.

Il senatore di Fi Luigi Grillo ha invitato la giunta «ad ammettere l'errore e a correggere la circolare, altrimenti altro che Pittaluga, si dovrà dimettere tutta la giunta». Gianni Plinio il capogruppo di An invece ha invitato tutti i contribuenti a fare ricorso alle Commissioni tributarie, e l'assessore «a prendersela con se stesso e non con i magistrati».

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