Burlando rivendica le sue bugie: «Non vedo dove è lo scandalo»

Burlando rivendica le sue bugie: «Non vedo dove è lo scandalo»

Paola Setti

Finisce con Gianni Plinio il capogruppo di An che fa andare le tonsille a ruota libera: «Ve lo dico dopo dove ve la siete messa l’etica». A giustificare l’invero poco elegante scatto d’ira una votazione alla quale solo Franco Orsi di Forza Italia è riuscito a dare un senso: «È ovvio che la maggioranza di centrosinistra non voterà una censura per il suo presidente, ma noi almeno avremo avuto il merito di evidenziare questo brutto pasticcio». La censura di Claudio Burlando, il centrodestra la chiedeva appunto per il pasticciaccio brutto dell’Agenzia In Liguria, Miriana Detti che si dimette da direttore generale con una lettera a Burlando nella quale lamenta le troppe interferenze da parte dell’assessore al Turismo Margherita Bozzano nell’attività di un’agenzia che dovrebbe essere autonoma, oltre alla «presa di consapevolezza che non sussistono più le condizioni di fiducia professionale da parte dell’assessore al Turismo nei confronti della mia persona e del mio operato», e Burlando che, interrogato in aula su quelle dimissioni frettolose e poco chiare, «mente» per dirla con Plinio, e parla di «motivi di carattere personale della dottoressa Detti».
Verba volant scripta manent, come annota Matteo Marcenaro dell’Udc, è tutto agli atti nero su bianco. Ma ieri Burlando, a chi come il suo predecessore Sandro Biasotti gli chiedeva di «ammettere in questa sede solenne che ha sbagliato», ha risposto picche: «Intanto non avete svelato nulla, perché la lettera di dimissioni della dottoressa Detti ve l’ho data io. E non capisco dove avrei mancato di rispetto» ha detto, prima di associare i motivi personali citati in aula la prima volta ai «rapporti interpersonali difficili» fra manager e assessore: «Miriana Detti aveva un rapporto personale non positivo con l’assessore Bozzano. Come altro avrei dovuto definirli se non motivi personali?». In verità, è stato fatto notare al governatore, veline ufficiose in quei giorni s’erano affrettate a divulgare la versione di problemi personali quelli veri, privati. Burlando: «C’erano anche vicende di carattere familiare che non mi pare il caso di portare in consiglio». E comunque, l’ambiguità era voluta: «Fu la direttrice a chiedermi di motivare le dimissioni con i motivi personali, perché era preoccupata che il suo allontanamento al termine del periodo di prova potesse essere interpretato come incapacità professionale». Interferenze? E vabbè: «È una cosa normale e ovvia cambiare il dirigente di un ente strumentale della Regione se non c’è affinità di idee con l’assessore di riferimento». la consulenza successiva al marketing dell’Aptl, 30mila euro in soli tre mesi? Passato in cavalleria, e hai voglia a ripetere, come fa Marcenaro, che «qui lei dovrebbe ammettere che le sue scelte sono state un fallimento, decida lui quale, se l’assessore o il direttore generale». La mozione è stata respinta, punto e a capo, con Plinio a gridare che «è vergognoso che il presidente abbia evitato la censura esclusivamente in virtù di un colpo di maggioranza».
Intanto, sono alcuni operatori turistici del ponente a scrivere al Giornale, rigorosamente anonimi, il loro allarme per il settore: con Miriana Detti, dicono, almeno «per la prima volta la Regione si era dotata di un piano marketing, di iniziative vere dirette al mercato, di un marchio».

Non lascia ben sperare invece, dicono, il nuovo direttore generale, Angelo Berlangeri, ex assessore al Turismo di Finale Ligure: «Abbiamo il timore che l’attuale dirigenza dell’agenzia sia frutto di accordi politici e non di riconosciuta capacità manageriale e tecnica nel settore», con «il presidente a tenere a bada il levante, vicino a Burlando, e direttore per accontentare il ponente, vicino all’opposizione».

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