C’è una sola certezza, quella che hanno i genitori dei ragazzi delle «private»: i buoni scuola non ci sono più. Già da quest’anno. La Regione li ha cancellati con la scusa di rifare la legge dedicata a «Norme e interventi in materia di diritto all'istruzione ed alla formazione». Insomma, quello che la giunta Biasotti di centro destra aveva dato per consentire anche alle famiglie meno abbienti di poter scegliere liberamente la scuola per i loro figli, la giunta Burlando ha già cancellato. E il colpo di mano porta la firma di Massimiliano Costa, vice presidente, che ha presentato il nuovo disegno di legge regionale. È proprio lui, il «cattolico» della Margherita, che ha cancellato ogni riferimento a quei buoni scuola tanto applauditi dalle associazioni di genitori ma anche dal mondo cattolico, dalle istituzioni religiose liguri. Detto che ogni riferimento ai buoni scuola nel nuovo disegno di legge è sparito, si apre la battaglia politica sul punto. Perché Massimiliano Costa, ma anche il suo compagno di partito Claudio Gustavino, non possono certo permettersi il lusso di dire ai loro elettori e a quel mondo cattolico cui cercano di fare più riferimento possibile, che dopo aver sostenuto una legge regionale che apre la porta ai Pacs e che comunque dà ogni diritto alle famiglie di fatto, ora firmano la proposta di abolire i buoni scuola. «Infatti ieri mattina Costa era nervosissimo mentre presentava il disegno di legge - li punzecchia subito Gianni Plinio, capogruppo di An -. In aula infatti l’unico tranquillo e soddisfattissimo era Marco Nesci, di Rifondazione comunista, che evidentemente aveva messo all’incasso un’altra delle cambiali che il suo partito ha ottenuto surclassando proprio la Margherita alle ultime elezioni».
Dal canto loro Costa e Gustavino non ci stanno. Assicurano che è vero, i buoni scuola non ci sono più, ma solo perché i soldi verranno distribuiti in maniera diversa. Non più direttamente alle famiglie, ma tramite le scuole e i Comuni, in base a una graduatoria che tenga conto di diversi parametri, dai libri di testo alle quote di iscrizione, fino ai costi per i laboratori. Nel disetgno di legge sono previsti sostegni per tutte le famiglie attraverso una ventina di tipologie di intervento diverse - spiega Costa -. La precedente legge aveva un fondo disponibile di circa 20 milioni di euro, questa ne avrà oltre 32 milioni». Saranno gli stessi istituti a passare gli assegni fino a mille euro alle famiglie, in base al reddito, che non potrà comunque superare i 40mila euro lordi all’anno.
Proprio questa nuova norma non convince però Plinio e Matteo Marcenaro (consigliere della lista Biasotti) che non vogliono sentir parlare di promesse. «L'assessore Costa, per salvare la propria traballante seggiola, svende, nell'imbarazzato silenzio degli esponenti Udeur e del suo stesso partito, un principio di libertà di scelta a favore delle famiglie nel campo scolastico che, a chiacchiere, dice di voler tutelare», affondano il colpo. Perché «nella sostanza, l’unica cosa certa è che finora ha cancellato i buoni scuola - insiste Plinio -. E soprattutto lo ha fatto già partendo da quelli previsti per l’anno scolastico in corso». Cioè quelle famiglie che contavano sull’assegno della Regione e che ormai hanno iscritto i loro figli nelle scuole private, non potranno incassare il sostegno atteso e preventivato. Ma qui Costa ribatte stizzito: «Forse non sanno che l’anno scolastico formalmente inizia il 1 settembre e termina il 31 agosto, quindi non abbiamo sospeso proprio nulla, tutti i contributi verranno erogati entro la fine dell’anno scolastico».
Ma non è finita. «Inaccettabile è l'arrogante tentativo da parte della giunta di centro sinistra di contingentare ed imbavagliare, ancora una volta, i tempi di discussione - accusano nel loro comunicato i due consiglieri di opposizione -. Per cui, insieme con i colleghi di Forza Italia, della Lega ed Abbundo, ci accingiamo a dare risposte serie e forti al fine di affermare il buon diritto dei gruppi di opposizione ad un confronto libero ed approfondito su un disegnodi legge così importante quale è appunto questo in materia di diritto allo studio». Il problema che si è posto ieri nel corso della commissione è infatti relativo anche alla fretta con la quale la maggioranza vuole chiudere la pratica-scuola. «Hanno provato a limitare le audizioni di associazioni ed enti interessati, volevano arrivare al voto entro la fine della settimana prossima - rivela Gianni Plinio -.
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