Matteo Buffolo
Alla fine, per l’ingresso dell’Italia nel 5+1, il gruppo di nazioni che negozia con l’Iran sul dossier nucleare, è arrivato anche l’endorsement di George Bush. «L’Italia sarebbe una voce importante - ha detto il presidente americano intervistato dal direttore del TG1 Gianni Riotta -. Ci sono dei dettagli da mettere a posto ma potete avere un ruolo chiave». Parole che arrivano assieme ad un elogio per Silvio Berlusconi. «È uno dei veri leader interessanti del mondo - ha aggiunto Bush -. Lo conosco, mi fido emi piace». Alla vigilia del suo ultimo viaggio in Europa, dunque, il presidente Usa ha voluto ribadire quel legame speciale che lo lega al premier italiano.
L’appoggio americano era stato anticipato già nel pomeriggio di ieri dal ministro degli Esteri Franco Frattini che, parlando a Venezia, aveva detto: «Il forte sostegno del Presidente degli Stati Uniti è un ulteriore elemento importante ».Unappoggio arrivato dopo quello francese, ma anche dopo il secco no arrivato dalla Germania. Un no dovuto dalla paura del governo di Berlino di perdere il suo ruolo particolare nella mediazione con Teheran: la Germania, infatti, è l’unico Paese esterno al Consiglio di sicurezza dell’Onu a prendere parte ai negoziati. Maora, dopo l’approvazione di Bush, che ha detto che ne parlerà con Berlusconi e con il segretario di Stato Condoleezza Rice, qualche crepa si apre anche a Berlino. Già nei giorni scorsi il quotidiano Suddeutsche Zeitung consigliava al governo di Angela Merkel di rivedere la sua posizione per non compromettere i rapporti con il nuovo esecutivo italiano.
Un’apertura che Frattini non si è fatto scappare. «Anche il fatto che in Germania ci sia un dibattito, una discussione che è stata aperta da un grande giornale tedesco mi conforta. Vedrò presto a Berlino il ministro degli Esteri Steinmeier per parlare con lui. Credo che una grande intesa Germania- Italia sia assolutamente indispensabile - ha aggiunto il ministro - specie in un momento in cui stiamo andando verso la ratifica del Trattato di Lisbona». Sembra dunque che per Roma si apra un posto al tavolo dei negoziati, soprattutto perché, come ha ricordato lo stesso Frattini, è uno dei Paesi europei che con l’Iran hanno rapporti più stretti e può portare un valore aggiunto. «L’Italia sa quanto sia importante per il popolo iraniano non essere isolato, ecco perché la nostra pressione sul loro governo può e deve essere ferma, solida e senza reticenze».
Ed è proprio per questo che, allo scorso vertice tenutosi nei giorni scorsi a Roma, nessun rappresentante italiano ha incontrato il presidente Mahmoud Ahmadinejad. «Noi riteniamo - ha concluso il ministro - che ci siano interlocutori e interlocutori. Io parlo del popolo iraniano e non di chi, essendone presidente, proclama la distruzione di Israele». Un ruolo che, se dipendesse solo da Bush, Ahmadinejad non ricoprirebbe ancora a lungo. Il Presidente Usa, infatti, ha confermato che l’opzione di un attacco militare ai danni del regime degli ayatollah non è ancora stata esclusa.
«L’Occidente - ha detto - deve mandare un messaggio chiaro all’Iran. Non possiamo accettare che continuino con l’arricchimento per l’uranio. E per questo un intervento delle nostre forze armate è un’alternativa ancora sul tavolo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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