Roma - Professor Buttiglione,
il Papa ha annullato la
sua visita alla Sapienza.
"Che vergogna. Una vergogna
soprattutto per La Sapienza
che già non era certo
un’università ai vertici
della considerazione internazionale.
E ora precipiterà
ulteriormente".
Alcuni professori hanno visto
nell’invito rivolto a Benedetto
XVI una manifestazione
di soggezione.
"I professori dimostrano di
ignorare che Ratzinger è
uno dei massimo intellettuali
dell’ultimo secolo. È triste
vedere che mentre i laicisti
tedeschi si confrontano e anzi
Jürgen Habermas scrive
con il Papa un bellissimo libro
a quattro mani, i nostri
ribattono asserendo che
non deve avere libertà di parola.
E lo fanno, per di più,
mistificando e montando ad
arte cose da lui mai dette su
Galileo. Ratzinger, semplicemente,
sostiene che Galileo
dimostrò di essere un
dogmatico perché si disse
convinto che soltanto la
scienza conosce la verità.
Purtroppo i professori italiani,
e in particolare i fisici, dimostrano
di non poter fare
un dibattito moderno e di
non aver letto neppure ciò
di cui parlano. E questa è
l’intolleranza più drammatica".
Si sente più umiliato come
cittadino o come cattolico?
"Prima come accademico e
poi come cittadino. I cristiani
sono duri, abituati da
sempre alla persecuzione.
Ma la cosa grave è che sia
l’università ad arrendersi
ai facinorosi. Una piccola
minoranza dice che non si
fa, alza la voce, intimidisce.
Ma nessuno ha il diritto di
dire: tu non puoi parlare.
Qui non è in gioco il cristianesimo
ma la libertà. Questo
è un brutto giorno per la
democrazia italiana e per i
liberali".
L’università, in Italia, è ancora
il luogo dell’apertura,
della ricerca e del confronto?
"C’è stato un tempo in cui
alla Sapienza si uccidevano
i professori. Qualcuno, evidentemente,
vuole tornare
a quel tempo. Vogliono riportarci
a questo. Il rettore
prende una decisione ma
esistono i collettivi a cui non
frega nulla dell’autorità. Vogliono
imporre la loro legge
e basta".
Si aspetta una reazione da
parte del mondo accademico?
"Serve una reazione corale,
forte e sdegnata da
parte di tutti coloro che
amanola libertà. Ci vogliono
riportare a
quel tempo, c’è una
sinistra totalitaria
che vuole imporre
la sua legge dentro
l’università. Va contrastata
difendendo i principi
dello Stato democratico.Ma
è possibile che l’Italia debba
subire un’umiliazione così?".
Qualcuno paragona quanto
accaduto alla Sapienza
alla gazzarra degli studenti
fascisti contro Salvemini
e Calamandrei. Ci sono affinità?
"Certo che ci sono. Così come
ci sono affinità con le
gazzarre di altri studenti comunisti
per esempio contro
De Felice. Le abbiamo dimenticate?
Se le dimentichiamo
rischiamo che ritornino".
Questa vicenda è destinata
a macchiare l’immagine internazionale
dell’Italia?
"Certo, l’Italia ne esce malissimo.
Ma soprattutto è un
colpo devastante per l’immagine
della Sapienza.
Poteva essere
una grande
occasione di rilancio
internazionale
e invece ne usciamo
con le ossa rotte.
Povera università
italiana".
La politica può fare
qualcosa per
tentare di sanare,
almeno in parte,
questo vulnus?
"Io credo che bisogna
fare qualcosa.
Bisogna far scattare
la solidarietà di
tutti. Chi approva queste
intimidazioni è contro
la libertà di espressione
in Italia. Io mi auguro
davvero che tutti
condannino con la massima
forza e decisione quanto
è accaduto. Qui la posta
in gioco è alta, dovrebbero
capirlo tutti".
Perché tutta questa rabbia
contro Ratzinger?
"I professori, evidentemente,
hanno ancora un’ideologia
per la quale la scienza è
l’unica forma di sapere e tutto
il resto arte, religione, filosofia
sono una forma di superstizione.
Questo modo di
pensare è arcaico ed è stato
spazzato via dall’epistemologia
contemporanea, da
Popper a Kuhn ad Habermas.
Èvergognoso che i professori
parlino senza avere
cognizione del dibattito
mondiale sulla scienza".
Secondo lei esiste è diffusa
la convinzione che la modernità
è tale soltanto se si
libera dal cristianesimo?
"Sì, ma il punto è che non si
può fare della scienza
un’ideologia nel nome della
quale si stabilisce chi ha diritto
di parlare e chi no.
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