Il Buzzati musicale che amava i treni

Dietro la prima esecuzione assoluta della versione originale della «Ferrovia soprelevata», il racconto musicale in sei episodi del giornalista-scrittore Dino Buzzati con le musiche del maestro Luciano Chailly, ci sono molte piste che portano altrove. Stando all’oggi quella «più esoterica» riguarda il musicologo medievalista Angelo Rusconi, professore incaricato dalle famiglie dei due intellettuali scomparsi di riportare alla luce il libretto alla sua nascita censurato in alcune parti e successivamente caduto nell’oblio. «Qualche anno fa - racconta Rusconi, che stasera e domani alle ore 21 sarà in prima fila per la rappresentazione al Piccolo Teatro Studio con la signora Almerina, moglie del giornalista che raccontò il mondo anche dal Corriere, e con l’arpista Cecilia, figlia del compositore - mi sono trovato fra le mani un altro testo musicale dell’autore; poi una regista mi ha parlato della bellezza di “Ferrovia” e della sua sparizione. Forse incontri non avvenuti per caso...». Correva l’anno 1955 e Buzzati per poter «andare in scena» con Chailly - peraltro solo una volta -, dovette in fretta e furia riscrivere il quinto episodio del libretto perché alla censura quell’atto non era proprio piaciuto. Raccontava di «un diavolo disposto a farsi esorcizzare da un vescovo per l’amore verso Laura...». Venne preso di mira l’impianto teologico: parlare di esorcismi, vescovi, riti... A quel tempo tutto questo era materia delicata. E allora dalla penna lo scrittore dovette far uscire un «demonio-paziente davanti a uno psichiatra e alle prese con l’incognita di un elettroshock». Che infatti lo trasformerà in un cane. Peccato però che la musica rimase quella composta all’origine, e cioé «di fatto liturgica - spiega il musicologo -. Per riproporre la versione originale, c’era perciò da ricostruire l’unità tra il dramma e la partitura». Rusconi, per scovare e lavorare sui manoscritti autografi, ha dovuto scavare negli archivi privati e familiari. Il finale che ne emerso è rimasto «lieto». L’autore amava ricordarlo, partendo proprio dal Belzebù diventato un quattrozampe: «Ciò non gli impedisce di riscattare la sua natura con un gesto eroico e disperato. Si butta sotto il treno che porta Laura all’inferno e lo fa deragliare. Infine si ritrova in un ipotetico paradiso, con la soddisfazione di tutti, tranne che del maligno, e con un glorioso alleluja». Una storia narrata alla Buzzati maniera, tratti surreali, paradossali, mistero...
«La musica? - ribatte Cecilia Chailly -. Per l’epoca assai moderna. Vengono usati strumenti come chitarre elettriche, organo Hammond, fisarmonica; e ancora l’utilizzo dei più diversi suoni, come quelli del grammofono e del vento». Suspense, paura e ritmi ossessivi. «L’unica rappresentazione fu a Bergamo - dice la figlia del maestro -. L’ingresso del cane sul palcoscenico, ma non solo, fu assai contestata. Anche perché era ancora un periodo in cui all’opera andava un tipo di pubblico appassionato. E ci piacerebbe che nei teatri quella partecipazione ritornasse». Questo non è dato saperlo, ma appare certo che per le serate di oggi e domani gli spunti per discutere non mancheranno.

A parte lo sterminato cast e l’Orchestra Milano Classica, nello spettacolo che inaugura «L’Art&Music Festival 2009» la parte dello speaker che tiene le file della vicenda è stata affidata a un interprete «anomalo», ovvero il rapper Frankie Hi Nrg. Qualcuno griderà allo scandalo e invocherà la censura?
(Piccolo Teatro, info e prenotazioni: 02-42411889; biglietto 10 euro)

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