«C’è chi vuole usare la pistola appena si parla di cultura»

Veltroni lancia accuse sibilline mentre esulta a suon di cifre sull’affluenza: «Siamo già fra le prime manifestazioni al mondo». Continua la polemica su «Black Dahlia»

Pedro Armocida

da Roma

Per fortuna che c’era stato un armistizio tra Venezia e Roma dopo le polemiche dei mesi scorsi. Ieri alla conferenza stampa conclusiva dei premiati, che è diventata invece quella dei vertici della Festa, sono risuonate parole un po’ astiose verso il festival veneziano quando a un certo punto Mario Sesti, uno dei direttori, è sembrato volersi togliere il classico sassolino della scarpa: «Ora finalmente lo posso dire, Black Dahlia di Brian De Palma voleva l’apertura della nostra manifestazione e noi non gliela abbiamo data». In suo appoggio Goffredo Bettini, presidente della Festa, ha riformulato un pensiero non molto elegante già espresso in passato: «Con Venezia c’è stata competizione solo su questo titolo ma dopo averlo visto ho detto che era meglio che andasse al Lido». Non contento Sesti ha aggiunto: «Per questa Festa abbiamo ripensato l’idea del direttore antiquario che va in giro per il mondo e prende i film».
E chissà se non saranno fischiate le orecchie a Marco Müller che proprio in queste ore si trova al festival di Tokyo, a scovare magari tra quelle anticaglie qualcosa per la sua Mostra del Cinema. Per ora né lui né i vertici della Biennale (il suo presidente Davide Croff è in viaggio a Los Angeles), hanno intenzione di rispondere all’affondo romano anche perché era previsto che a breve si sedessero tutti quanti intorno ad un tavolo per decidere se e come modificare le date della Festa di Roma, obiettivamente troppo ravvicinate a quelle di Venezia. Veltroni si è detto ampiamente disponibile a discuterle con tutti, sottolineando però «che non sarà una decisione politica ma condivisa con produttori e distributori. E se rimarrà la stessa data vorrà dire che ci saranno una grande Roma e una grande Venezia».
Certo l’aria che si respirava ieri era quella di una squadra appena uscita da una grande vittoria, forte dei numeri dati da Bettini e in gran parte indimostrabili dato che non sempre a un biglietto corrisponde una persona in sala (come sottolineato dallo stesso Ettore Scola): 102mila biglietti emessi (56mila al pubblico e 46mila agli accreditati), 480mila le persone che hanno gravitato intorno all’Auditorium (calcolo molto empirico sulla base di statistiche che «vedono» 4,5 persone per ogni biglietto emesso), 30mila appassionati di cinema che si sono fermati addirittura all’Info Point, 53mila coperti nell’area di ristorazione. «Siamo già tra le prime manifestazioni al mondo» ha esultato Veltroni, sottolineando anche che «i 16mila bambini venuti per Alice in città hanno avuto la possibilità di vedere altro rispetto all’Isola dei famosi». Per poi aggiungere sibillino: «Lo so che c’è chi è ancora pronto a mettere mano alla pistola quando si parla di cultura», forse riferendosi, o forse no, al suo omologo veneziano Cacciari che aveva utilizzato la stessa espressione, armi in pugno, se lo Stato avesse finanziato la Festa di Roma.


Infine Bettini ha già archiviato come «una discussione surreale» la polemica aperta da Scola sulle molte sedie vuote alle proiezioni: «Solo all’inizio c’è stato un eccesso di posti riservati agli accreditati e agli sponsor nelle sezioni Extra e Concorso, ma la regolamentazione dei flussi nelle sale è stata corretta nella seconda parte».

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