"C’è la crisi e Boeri pensa al Dito di Cattelan"

ATTACCO BIPARTISAN Oggi il referendum dell’assessore in piazza Affari. L’architetto raduna i milanesi per decidere se accettare l’opera. Pdl, Lega e Pd: "Le priorità sono altre"

"C’è la crisi e Boeri pensa al Dito di Cattelan"

Stefano Boeri chiama in piazza i milanesi. La questione (sembra) è spinosissima. «Il grande Dito davanti alla Borsa: cosa fare?». L’assessore ha lanciato l’appello una settimana fa su Facebook e oggi alle 18 invita in massa i cittadini ai piedi della scultura di marmo per trovare insieme a loro una soluzione. Fossero questi i problemi, è la sintesi che arriva dal centrodestra. Ma pure la sinistra storce il naso sull’iniziativa dell’archistar. Un «chi se ne frega - arriva dal capogruppo della Lega Matteo Salvini -, la giunta Pisapia si occupa solo di spostare stature e quadri» il riferimento è all’altro dilemma estivo, il trasloco del Quarto Stato dal Museo del Novecento a Palazzo Marino, «di rom e di moschee, e non sono questi i problemi dei cittadini». Stesso tono dal capogruppo del Pdl Carlo Masseroli, «in un periodo di crisi non è più il momento di queste fesserie, la gente fa fatica a tirare fine mese e ora fa pure i conti con l’aumento del tram e l’introduzione dell’Irpef, e si continua a parlare di dove mettere il Dito di Cattelan. Boeri farebbe meglio a scegliere argomenti più utili alla città». E Masseroli, che già da assessore contestò la scultura, ribadisce comunque che il regalo di Cattelan si può rispedire al mittente, semmai «è un insulto al mondo della finanza, a questo punto invito Boeri a metterlo davanti a Palazzo Marino». Ma anche per quella del Pd, Carmela Rozza, è «una questione stucchevole, anzi di questi tempi il “dito medio“ sta proprio bene lì dov’è, davanti alla Borsa. Detto questo, per me gli assessori facciano tutti gli incontri che vogliono ma Milano ha priorità ben diverse».
Una settimana fa l’assessore alla Cultura ha lanciato l’sos ai milanesi. Entro il 30 settembre, ha ricordato, «dobbiamo decidere se accettare o meno la donazione al Comune dell’opera Love di Maurizio Cattelan», la scultura di marmo che già fece litigare la giunta Moratti. L’opera irriverente del dito medio alzato sta in piazza Affari dal 24 settembre dell’anno scorso e l’artista «è stato chiaro - ribadisce Boeri -: dona la sua opera solo se resta nel luogo per cui è stata penata. Che cosa fare? Accettare la sua donazione non significa solo acquisire un’importante opera di un artista internazionale, ma soprattutto accettare un’immagine che ci fa riflettere sull’idea di “scultura sociale” e che –in quel luogo, proprio in quel luogo - produce reazioni, disagio, emozione, attrazione come forse dovrebbe fare ogni monumento contemporaneo. Rifiutarla significa capire e rispettare la sensibilità di chi –soprattutto nel mondo della Finanza- si sente offeso e in qualche modo turbato da una presenza potente, acida, ingombrante». E poichè l’assessore dovrà portare in giunta una delibera orientata verso una delle due opzioni, trova «interessante ragionare sulla prima ipotesi, ma credo anche che una scelta come questa, riferita ad un’opera che parla a tutta la città, debba nascere dal largo ascolto dell’opinione pubblica». E pensa più che altro alle spese l’assessore all’Urbanistica Lucia De Cesaris, che a proposito del trasloco sì trasloco no ammette che come parere personale, l’opera «può rimanere lì, e peraltro non so se spostarla costa e quanto, ma eviterei».


Su Facebook i pro e contro Love sono equamente divisi. «Non ha senso rimuoverla» scrive qualcuno, altri non convidono «l’arte che vuole a tutti i costi stupire e far pensare. Sembra un insulto ai milanesi e va rimossa».

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