C’era una volta Kakà a otto milioni...

Prendete uno come Lucas Rodrigues Moura da Silva detto Marcelinho, seconda punta del San Paolo. A febbraio di quest’anno ha vinto una manifestazione under 20 con il Brasile e la vita gli si è ribaltata, tutto nuovo, perfino il nome, adesso si chiama Lucas e basta, porta a casa 50mila euro al mese, il San Paolo lo ha messo sotto contratto fino al 2015 e gli ha agganciato una clausola rescissoria di oltre 80 milioni di euro, la più alta di tutto il Brasile, ad eccezione dei 175 milioni necessari per liberare Ronaldinho. Lucas sogna il Milan. Sono trascorse otto stagioni scarse e il mercato brasiliano si è ribaltato come la carriera di Lucas. Nel 2003 il Milan prendeva Ricardino Kakà a 21 anni proprio dal San Paolo per 8,5 milioni di euro, un decimo dell’attuale costo di Lucas. Fine dei grandi colpi, il 30 per cento dei brasiliani continua a vivere ammassato nelle favelas sotto la soglia di povertà, un nero percepisce mediamente uno stipendio pari alla metà di un bianco ma c’è il mondiale di calcio nel 2014 e la presidentessa Dilma Rousseff, esponente del partito operaio con un passato da guerrigliera, non vuole fallire la seconda grande opportunità della storia dopo la tragedia del ’50. Prima mossa agevolare i club, chiudere un occhio, ridurre i controlli sulla fiscalità, perfino il Maracanà è al restyling, non avrà più la stratosferica capienza di 165mila spettatori ma tutti posti al coperto e spalti più vicini al terreno di gioco. Tutto questo sta dando una spinta verso l’alto pari al peso specifico del calcio brasiliano, la miniera del mondo, ormai setacciata non solo dai club europei ma soprattutto da quelli brasiliani, San Paolo in testa. Lucas giocava nel Corinthians e per recarsi al campo di allenamento doveva prendere un autobus e due linee metropolitane. Quando ancora giovanissimo passò al San Paolo andavano a prenderlo e lo riconsegnavano.
È cambiato radicalmente anche il sistema che muove il mercato interno, adesso ci sono i Fondi di investimento, le banche dei club. È quanto è successo a Paulo Henrique Ganso, trequartista del Santos con doppia clausola rescissoria, 27 milioni per il mercato interno, 54 per l’Europa. Quando il Santos ha messo gli occhi su di lui il ragazzo aveva tredici anni, quando ha deciso di acquistare il suo cartellino ne aveva sedici e il Paysandu chiedeva già 3 milioni. Il Santos credeva in quel talento ma ne aveva sotto tiro diversi altri e anche 3 milioni erano un costo oneroso. Allora ha fatto come ormai è consuetudine in tutto il Brasile, si è agganciato a un fondo di investimento, la Dis regina degli ipermercati con rami ovunque, anche nel calcio. La Dis ha diviso la cifra con il Santos e ora è proprietaria del 45 per cento del cartellino di Ganso, l’altro 45 per cento è del club, il rimanente dieci è del giocatore, anche questa ormai prassi ampiamente consolidata. Per Lucas è addirittura il venti per cento. Per mettere sotto contratto Ganso occorre trovare un accordo con il Santos, la Dis e il giocatore. Milan e Inter si stanno fronteggiando in un derby di mercato senza esclusione di colpi con diverse strategie. Il Milan tratta con il fratello del giocatore che gli fa da procuratore e con la Dis che ne cura l’immagine. L’Inter tratta con il Santos, Leonardo con Ganso.
La cifra della clausola rescissoria è fuori portata, i due club milanesi sperano di dimezzarla. Il tentativo di usare un altro club brasiliano per pagare la somma stabilita per il mercato interno è stata smascherata. Luis Alvaro de Oliveira Ribeiro, presidente del Santos, sta tentando di alzare ancora di più la cifra della clausola rescissoria, vorrebbe portarla a 100 milioni e questo ha una sua logica. Una clausola da 30 barra 40 milioni di euro elimina automaticamente la probabilità di un’asta, il primo che arriva se lo prende, uno sceicco qualunque o i nuovi ricchi ucraini e russi, e Ganso se ne va, loro i milioni li hanno. Sparare 100 milioni di euro come clausola rescissoria garantisce un’asta e magari qualche decina di milioni in più dei 30 o 40.
In Brasile i talenti ci sono, qui il giochino riesce sempre, ed è finito il tempo del ragazzino sconosciuto e pescato dal talent scout dal fiuto magico. All’ultima edizione della coppa San Paolo Junior, ottanta squadre under 20 provenienti da tutto il Brasile, c’era un migliaio di osservatori da tutto il mondo. Bene, i cinquanta migliori giocatori del torneo erano già tutti opzionati prima ancora che la manifestazione iniziasse.

È come cercare una pepita dopo il rastrellamento, qualcosa sfugge sempre, il colpo in teoria è possibile, anche se qui si tratta di investire euro su un extracomunitario che fino alla maggiore età non si potrà muovere dal Brasile.

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