C’è il grande fratello sulla Ferrari 599 Gto

nostro inviato a Maranello

Finalmente una bella prova sotto la pioggia battente, con l’asfalto scivoloso e punteggiato di pozzanghere. Dunque, un test drive dove è possibile saggiare una supercar soprattutto sul fronte della sicurezza e della tenuta di strada. Va bene la velocità, l’emozione di guidare una Ferrari da 320mila euro, ma - per una volta, e per questo ringraziamo Giove pluvio - è stato possibile rendersi conto di quanto la tecnologia e l’elettronica siano in grado di fare miracoli nel momento in cui una vettura è chiamata ad affrontare situazioni al limite in condizioni ambientali proibitive.
La pista di Fiorano è quasi un lago e con il solito Dario Benuzzi, re dei collaudatori della scuderia Ferrari, eccoci a bordo della nuova 599 Gto, acronimo di Gran turismo omologata, ovvero l’auto più performante realizzata dalla casa di Maranello: 5.999 cc di cilindrata e 640 cavalli di potenza, coppia di 620 Nm a 6.500 giri/minuto, velocità massima impressionante: oltre 335 orari, più meno la stessa che fa decollare un aereo, e sprint 0-100 in soli 3,35 secondi.
Sedili sportivi, e volutamente scomodi, cintura di sicurezza a quattro punti (allacciarsela addosso è una mezza impresa): eccoci pronti nel box di Fiorano per la partenza a razzo a cui Benuzzi, venisse giù anche la grandine, difficilmente rinuncerebbe. La pista è fradicia e dopo 3,3 secondi siamo già a 100 all’ora, ma non basta: il tachimetro sale insieme al battito del cuore. «Con tutta quest’acqua - mi chiedo - come affronterà il curvone là davanti? Dario, con la sicurezza che da sempre lo contraddistingue, non fa una piega.
Eccoci sulla curva: le gomme sembrano grattare l’asfalto bagnato. Grrrrrrr, sentiamo sotto di noi. Nessuna sbandata, nemmeno quando finiamo volutamente su un pozzangherone: in questo caso l’elettronica compie il miracolo. Senza tutte le diavolerie preposte alla sicurezza passiva inserite (a Magneti Marelli e Bosch bisognerebbe comunque fare un monumento) saremmo già finiti, nella migliore delle ipotesi, nel prato (e nella peggiore con le ruote all’aria). E invece, una leggerissima sculettatina, rimette subito l’auto in linea. L’intervento del grande fratello, o dell’angelo custode elettronico, tiene la vettura, entrata nella curva a tutta velocità, attaccata all’asfalto.
Dopo una serie di giri di pista, ci troviamo al volante. Benuzzi scende e ci raccomanda di ripetere più o meno gli stessi esercizi. Una volta al volante la coscienza di essere su un’auto sicura, sebbene con 640 cavalli sotto il cofano, è ancora maggiore. Procedendo logicamente a velocità inferiori, rispetto a prima con Dario alla guida, ci sentiamo un tutt’uno con la Gto del Cavallino. E lo stesso accade, poco dopo, sulle strada che da Maranello porta a Modena e da qui a Bologna.
Un giovane ingegnere, da dieci anni nel team Ferrari, ci spiega in modo molto chiaro e appassionato il grande lavoro che ha portato alla realizzazione di questa berlinetta V12 estrema, una serie speciale limitata (solo 599 esemplari) basata sulla vettura laboratorio 599XX.


Miracoli dell’elettronica, del «made in Ferrari» e degli uomini del Cavallino.

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