«C’è una leonessa nei campi di mais». E scoppia la psicosi

E va bene che il clima cambia e le mezze stagioni e il mondo globalizzato e il gusto dell’esotico, ma no, davvero la Bergamasca non assomiglia per niete alla savana. Eppure, qualcuno giura d’averla vista. Una leonessa, aggirarsi tra i campi di mais e le cascine nella zona del Bradalesco, lungo la pista ciclopedonale tra Romano di Lombardia e Covo.
Verità, scherzo o leggenda metropolitana? Qualche indizio. L’avvistamento è opera di due ragazzine di Covo, che nei giorni scorsi sono tornate a casa raccontando di essersi imbattute nel felino mentre, con un preda tra le fauci, si aggirava nei campi. I genitori, in un primo memento, hanno pensato a una goliardata. Poi, però, hanno chiamato i carabinieri. Non si sa mai. Un altro indizio. Niente orme, né tracce tra le piante di mais. E un leone non è un gatto. Ancora uno. Vicino al luogo dove l’animale sarebbe stato visto, c’è un allevamento di vitelli. Un boccone prelibato, per un predatore di quella taglia. Quei vitelli, invece, sono ancora lì a brucare tranquilli l’erba dei prati. Infine, il piano di ricerca - finora - non ha portato a nulla. La leonessa la stanno cercando pure con l’elicottero i carabinieri ddlla compagnia di Treviglio e della stazione di Romano. Ma niente.
E niente neanche quando sono inziati i pattugliamenti della polizia locale, del corpo forestale dello Stato e perfino di alcuni membri dell’amministrazione di Romano. L’hanno cercata per le strade, nei boschi e tra i campi, hanno anche chiesto agli abitanti di tutte le cascine della zona se per caso non avessero notato un animale un tantino insolito. Zero. Però si parla comunque di un leone e - in attesa di capire se si è trattato di uno scherzo di fine estate - è meglio non prendere la faccenda sotto gamba. «Non bisogna creare allarmismi tra la popolazione - spiega il vicesindaco di Romano, Mario Suardi - ma quella strada è molto frequentata da gente che vi passeggia o ci va con la bici e bisogna valutare anche se chiuderla o meno». Ad ogni modo, «abbiamo fatto tutte le verifiche e siamo vigili - assicura Suardi -, la gente può stare tranquilla».
Rassicurazioni a parte, l’effetto leonessa si è già fatto sentire. Perché anche chi non l’ha vista, ora preferisce girare alla larga dalla zona. La psicosi dilaga tra gli abitanti della zona. E così, le camminate e le piste ciclabili - solitamente piuttosto animate - restano pressoché deserte.

E dire che con gli animali selvatici, da quelle parti, hanno una certa dimestichezza. Prima della leonessa, infatti, era stata la volta dell’orso. Uscito dal parco regionale delle Orobie, e andato a spasso in Val Seriana. Vero per davvero, quello. Le leonessa, chissà.

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