Regione contro Mangiagalli. Otto mesi dopo il primo round, si riapre la polemica sulla sperimentazione della pillola abortiva Ru486: lospedale torna alla carica e chiede di poter sperimentare il farmaco per linterruzione della gravidanza. Ma dal Pirellone arriva laltolà: il Pirellone, spiega senza mezzi termini lassessore alla Sanità, Alessandro Cè, «ritiene inopportuno e sconsigliabile estendere la sperimentazione della pillola alla Mangiagalli». Ricorda che il test nazionale, autorizzato e monitorato dal ministero alla Salute, è già in corso a Torino. Dunque: «È opportuno attendere lesito, senza forzature, sottolineando che è comunque necessario richiamare una grande prudenza quando si affronta questo argomento perché - come ricorda lo stesso professor Giorgio Pardi - ci possono essere gravi problemi per la salute delle donne che la utilizzano». Pardi è il primario della Mangiagalli che lo scorso ottobre prese le distanze dalla richiesta di sperimentare la pillola portata avanti da Augusto Colombo, il responsabile del servizio per linterruzione volontaria della gravidanza allinterno della clinica, e che ora invece sostiene la «battaglia».
Gli studi e le esperienze, prosegue Cè, «consigliano grande cautela prima di generalizzare lutilizzo, non è un caso che il test nazionale abbia tempi così lunghi». Per questo, puntualizza, la Regione ha sempre tenuto sullargomento un atteggiamento «non ideologico ma di tutela, oltre che della vita, anche della salute delle donne».
Una linearità condivisa da Stefano Carugo, ex consigliere comunale di Fi e membro del comitato milanese «Scienza e Vita»: «Quello della sperimentazione è un battage pubblicitario per proporre in modo sbagliato il tema dellaborto. Cè anche chi vorrebbe il ticket per la pillola del giorno dopo, che non ha ragione di essere rimborsata. La vita va tutelata in tutte le sue forme».
A dire no alla sperimentazione sono anche il capodelegazione di An in Regione Massimo Corsaro e il capogruppo Roberto Alboni, secondo i quali «lentusiastica adesione della sinistra alla proposta della Mangiagalli ignora, tra laltro, gli effetti della Ru486, su cui a tuttoggi non ci sono prove scientifiche certe che il suo utilizzo non provochi problemi. Questo, e i valori in cui crediamo, ci spingono al più fermo no, saremo sempre contro la sperimentazione della pillola in Lombardia». Meno categorica Carla De Albertis, assessore milanese di An alla Salute, Carla De Albertis, precisa invece che «come donna» non è pregiudizialmente contro, ma «come amministratore non posso accettare che sia somministrata senza accertarne prima la dannosità. Una volta che la scienza avrà fatto luce sulla non pericolosità, non mi opporrei».
La consigliera regionale dei Ds Ardemia Oriani considera invece il test «un atto di civiltà», e auspica «che non siano opposti veti dal Pirellone. È importante che la Lombardia non rimanga indietro e usi il criterio della saggezza».
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