La vita è un mistero, la sua qualità anche. Le aree con la peggior aria d'Europa (dice l'Agenzia per l'ambiente) sono la Pianura Padana e il Trentino Alto Adige, mentre quelle in cui la popolazione vive di più (dice Eurostat) sono la Pianura Padana e il Trentino Alto Adige: ossia 84 anni, tre anni in più rispetto alla media europea. Avete letto bene: anche nel febbraio 2024, quando l'aria di Milano risultò la terza peggiore del mondo (indice 193 secondo l'Air Quality Index, dietro solo le inquinatissime Lahore in Pakistan e Dacca in Bangladesh) la Pianura Padana coincise nondimeno con un'aspettativa di vita tra le più alte del mondo, come se lo smog facesse bene alla salute anziché minarla. Possibile? Sì. Lombardia e Trentino sono tra le regioni più ricche e sviluppate dell'intera Unione europea; gli studi dell'Agenzia per l'ambiente misurano i dati sulle emissioni, e quelle legate al trasporto su strada, in particolare, sono le più dannose di tutte, e si intensificano nelle città, laddove il peggio viene dal biossido di azoto e dal particolato; secondo i numeri di Eurostat, l'Italia è il secondo Paese d'Europa dove si vive di più (in media 83,4 anni, con in testa Trento e Bolzano con 84,3 e 84,1 anni) e dove c'è il curioso primato assoluto della longevità degli uomini, intesi come maschi: i quali pure, tradizionalmente, vivono meno delle donne. C'è una morale per tutto questo? Forse è la stessa che spinge tanti meridionali ad andare a curarsi negli ospedali dell'inquinato Nord, e riguarda l'approccio culturale alla salute e il livello delle strutture sanitarie delle singole regioni.
In altre parole, è meglio vivere in una zona inquinata con buone strutture sanitarie anziché in una zona pulita ma con strutture sanitarie pessime. Così pure, il benessere economico e la coesione sociale favoriscono la prevenzione, che a sua volta salva molte vite. La qualità della vita, insomma, implica un requisito: restare, intanto, vivi.