Caccia ai falsi testimoni dell'incidente, il giudice lo smaschera 10 anni dopo

La battaglia vinta da uno studio legale milanese contro un tentativo di truffa ai danni di un'assicurazione: condannato al risarcimento il conducente che aveva pubblicato un annuncio su un quotidiano per sostenere una diversa versione dei fatti

Una storia tipicamente nostrana nonché tristemente comune, ma stavolta con un finale insolito rispetto alle abitudini «truffaldine» di certi automobilisti furbetti ai danni delle assicurazioni. Così un avvocato milanese - Luciano Belli Paci, partner dello studio «La Scala» -, è riuscito a vincere una causa civile intentata contro una grossa compagnia di assicurazione. Il giudice di pace di Milano ha infatti condannato un automobilista che aveva cercato finti testimoni che sostenessero la sua versione in un incidente.
Il caso risale a un sinistro avvenuto il 3 marzo 2001 sulla statale 342 nel territorio di Rovagnate, in provincia di Lecco. Un uomo alla guida di una Volkswagen sbanda sul fondo stradale bagnato invadendo la corsia opposta e scontrandosi frontalmente contro una Opel che sopraggiungeva. Lo scontro provoca danni rilevanti ad entrambe le vetture, mentre le lesioni alle persone sono lievi. Con l'arrivo della Polizia stradale, vengono presi i rilievi che attestano la colpa del guidatore della Volkswagen, al quale viene elevata una contravvenzione. Quest'ultimo non si dà per vinto, anzi pubblica un annuncio sul quotidiano leghista «la Padania», cercando testimoni che sostengano la sua tesi.
Se ne presentano due a favore, che rilasciano dichiarazioni compiacenti. A quel punto il multato decide di promuovere una causa legale davanti al giudice di pace contro l'assicurazione Fondiaria-Sai e contro il conducente dell'altra macchina sostenendo che fosse stato quest'ultimo, e non lui stesso, a invadere la corsia opposta e richiede il risarcimento integrale dei danni subiti.
La difesa dell'assicurazione e del proprietario della Opel sente i testimoni. Uno dei due rettifica, mentre l'altro afferma di aver conosciuto il proprietario della Volkswagen durante le assemblee del partito. Il giudice di pace decide di rimettere gli atti alla Procura della Repubblica, che indaga il secondo testimone per falsa testimonianza. La causa penale scagiona il teste affermando che esso potrebbe non aver mentito, ma aver avuto una percezione dei fatti distorta. A quel punto la caduta delle accuse dà un incentivo in più al conducente della Volkswagen, che riprende la causa civile, interrotta in attesa del giudizio penale.
A distanza di quasi un decennio, però, la causa si conclude a suo sfavore. Il giudice, infatti, rigetta la richiesta di risarcimento pari a 13.727 euro e condanna il proprietario della Volkswagen al pagamento delle spese ai convenuti nella misura di 14.183 euro.
«Una vicenda tutta italiana vista anche troppe volte - tira le somme l'avvocato Belli Paci -.

Siamo di fronte a un caso piuttosto raro, in cui però siamo riusciti a sventare uno degli innumerevoli tentativi di raggiro a danno delle assicurazioni e, parallelamente, anche a danno degli automobilisti che in circostanze analoghe si vedono aumentare il premio assicurativo».

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