Una caccia all’uomo cominciata dopo l’ultima follia di Izzo

L'incubo sanguinario del Circeo è riemerso improvvisamente, squarciando la tranquillità del Molise, all'alba del 30 aprile scorso, quando Angelo Izzo, ergastolano in regime di semilibertà a Campobasso, venne riarrestato nell'ambito di un'indagine su un traffico d'armi. Arrestati insieme a lui due presunti complici molisani, Luca Palaia e Guido Palladino, sorpresi in possesso di una pistola al ritorno da una «trasferta» in Puglia. Ben presto, però, si scoprì una verità più tremenda: scavando nel giardino della villetta di campagna di proprietà della nonna di Palladino, a Ferrazzano (Campobasso), villetta della quale Izzo aveva le chiavi, vennero trovati due cadaveri di donna, con i polsi ammanettati. Si trattava di Maria Carmela Linciano, 48 anni, e della figlia quattordicenne Valentina, uccise due giorni prima, soffocate con scotch e sacchetti di plastica e poi sepolte - la prima vestita, la seconda nuda - all'ombra di un grosso albero. Izzo confessò. Le due vittime erano moglie e figlia di un ex collaboratore di giustizia pugliese, Giovanni Maiorano, già boss di seconda fila della Sacra Corona Unita, conosciuto da Izzo nel carcere di Palermo.

Secondo Angelo Izzo, Andrea Ghira, terzo partecipante al massacro del Circeo, «è in Italia dal 1977 grazie alla copertura dei servizi segreti deviati». Izzo lo ha scritto nel suo memoriale e lo ha confidato più volte durante gli incontri in carcere a Italo Di Sabato, capogruppo del Prc alla Regione Molise.

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