Caccia al metano nel Chiantishire: scoppia la rivolta anti trivelle

La Regione Toscana sotto accusa per aver autorizzato esplorazioni in un territorio, quello del Chianti e della Val d'Orcia, che l'Unesco ha posto da anni sotto tutela

Caccia al metano nel Chiantishire: scoppia la rivolta anti trivelle

Firenze - Non è stata scavata nemmeno una buca, ma è bastato qualche rumor per far sì che il caso delle trivellazioni petrolifere nel cuore del Chianti si trasformasse in un terremoto. Solo mediatico-politico, per il momento, con la Regione Toscana «rea» di aver autorizzato l’installazione di trivelle e pozzi petroliferi tra le colline del «Chiantishire» e della Val d’Orcia. La prospettiva di ritrovarsi con una torre di trivellazione a poca distanza da quelle - ben più antiche e pregiate - di San Gimignano ha fatto rabbrividire residenti, associazioni e amministrazioni, costringendo gli enti locali e tutti i soggetti interessati a una fulminea smentita. Già, perché la notizia che la giunta regionale toscana avrebbe autorizzato una società petrolifera a cercare giacimenti di gas naturale e idrocarburi in uno dei paesaggi più suggestivi del pianeta ha costretto chi aveva concesso un primo lasciapassare a «correggere il tiro». La società petrolifera, in particolare, aveva richiesto il permesso alla Regione Toscana di cercare tracce di oro nero nella provincia di Siena e in quelle confinanti di Firenze, Pisa e Grosseto.

Tutte zone da sempre ben più avvezze alle produzioni vinicole d’alta gamma, che da queste parti sono un autentico «oro rosso». Alcuni aree, poi, sono anche patrimonio dell’umanità tutelato dall’Unesco.
Invece di respingere al mittente la richiesta, dalla Toscana è arrivato un lasciapassare che ieri - quando il fatto è diventato di dominio pubblico - ha scatenato una bufera contro il presidente Claudio Martini e la sua giunta. Tanto che lo stesso governatore si è affrettato a dichiarare che «non è stata rilasciata alcuna autorizzazione».

«Sconcerto e profonda indignazione» sono state espresse da Nicola Caracciolo, presidente di Italia Nostra. Al coro dei contrari - che ha visto schierarsi anche Pietro Folena, presidente della Commissione cultura della Camera e il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecorario Scanio - si è aggiunta anche la Provincia di Siena, il cui territorio era già salito all’onore delle cronache per le speculazioni edilizie nel borgo medievale di Monticchiello. «Nessuna attività di trivellazione - spiega la Provincia - può essere al momento effettuata. In materia mineraria, alle Province può essere richiesto un parere consultivo e non vincolante. Noi abbiamo dato parere negativo».

Dagli atti ufficiali emerge però ben altra versione. Il 26 aprile scorso infatti tre permessi per effettuare «esplorazioni» e «autorizzazioni di ricerca» in altrettante aree della Toscana sono stati rilasciati alla «Heritage Petroleum Plc»: si tratta di una società nata nel 2000 e con sede a Londra, specializzata nella ricerca e nell’estrazione di idrocarburi gassosi, e che possiede tre licenze per estrazioni in Francia e quattro in Italia. Documenti che inchioderebbero la Regione Toscana, che dal canto suo giustifica quei «nulla osta» spiegando di aver dato l’intesa al ministero delle Attività produttive per avviare ricerche preliminari e indagini per completare il quadro conoscitivo del sottosuolo.

«Quell’intesa - ha spiegato Martini - non produce alcun automatismo per proseguire sul piano esplorativo né tanto meno

estrattivo. Al momento ci sono solo tre autorizzazioni a effettuare studi geologici e ricerche non invasive in grado di analizzare il terreno senza perforarlo e senza dunque provocare danni ambientali né paesaggistici».

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