Damasco Il dittatore siriano Bashar el Assad può cantare vittoria, almeno per il momento. LEsercito libero siriano, ossia le milizie formate da disertori dellarmata regolare fedele al regime, si è ritirato ieri mattina da Bab Amro, il quartiere della città ribelle di Homs caposaldo dellopposizione: ancora nelle prime ore dopo lalba si è combattuto, e lEls ha lamentato la perdita di 17 uomini. Dopo un mese di bombardamenti continui che hanno provocato centinaia di morti ed enormi distruzioni, le truppe regolari sono entrate a Bab Amro e subito hanno cominciato a circolare gli appelli al mondo contro il pericolo di un bagno di sangue a Homs.
Ma la vendetta degli scherani di Assad sembra essere stata scongiurata: ieri sera infatti è stato annunciato un accordo col regime per consentire alla Croce Rossa internazionale e alla Mezzaluna Rossa di entrare oggi a Bab Amro per prestare assistenza ai feriti (che dovrebbero essere evacuati) e portare cibo e medicine agli stremati residenti del quartiere sventrato dallartiglieria pesante. Se la battaglia a Homs sembra conclusa con la vittoria dei lealisti, la guerra civile oramai apertamente in corso in Siria continua in altre aree del Paese. Combattimenti sono stati segnalati ieri nel sud-ovest, a ridosso della linea di confine con le Alture del Golan, il territorio siriano che Israele ha conquistato con la guerra dei Sei Giorni nel 1967 e formalmente annesso nel 1981: otto soldati regolari e sette miliziani hanno perso la vita. In tutta la Siria, anche a causa del freddo, le condizioni dei civili coinvolti nei combattimenti si stanno facendo sempre più difficili. A livello diplomatico si è registrata ieri una presa di posizione dellOnu. Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che «condanna con forza le continue e sistematiche violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali da parte delle autorità siriane».
La risoluzione, che esprime anche «forte preoccupazione per la situazione umanitaria in Siria», è stata proposta dalla Turchia e approvata a Ginevra con 37 voti a favore, tre contrari (Russia, Cina e Cuba) e tre astensioni. Prima del voto, Mosca aveva fatto sapere di ritenere la risoluzione «non bilanciata».
Intanto la Gran Bretagna ha deciso di chiudere la propria ambasciata nelal capitale siriana: il personale diplomatico è stato ritirato nel timore di violenze.
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