Cera una volta il «bookcrossing», pratica di democrazia libraria che prevedeva che un lettore abbandonasse un testo dove capitasse (la panchina di un parco pubblico, lo scaffale di un supermercato, il sedile di un taxi) per metterlo a disposizione di un futuro lettore, augurandosi che questi facesse poi lo stesso dando vita a una sorta di catena di SantAntonio culturale. Una pratica un po «underground» e «no global» ma molto affascinante, che in molti hanno cercato di irregimentare e regolare. Fino agli esiti di Talenti, quartiere Nord di Roma dove da qualche tempo è nato un bar che ha «stabilizzato» il bookcrossing, incoraggiando i propri clienti a lasciare e prelevare libri gratuitamente. Una cosa che assomiglia di più a una biblioteca popolare che a una caccia al volume metropolitana, ma comunque assai gradita.
Alessandro, il giovane gestore del locale e appassionato di bookcrossing, due mesi fa ha allestito un piccolo scaffale nel suo bar dove chiunque può lasciare e prendere dei libri. E da allora, racconta, «almeno una decina di persone al giorno passano per motivi diversi dal caffè. I più affezionati al bookcrossing sono le casalinghe e gli studenti, o comunque gli under30 - spiega -. I libri più quotati sono i fumetti, che spariscono non appena arrivano, best sellers come Il Codice da Vinci, romanzi rosa e gialli».
La pratica dello scambiarsi letture con perfetti sconosciuti, «in un momento di crisi economica come questo - spiega Alessandro - aiuta la gente a continuare a leggere e ad accrescere i suoi orizzonti letterari. Non dovendo spendere nulla, infatti, si provano generi letterari che altrimenti non si avrebbe modo di apprezzare».
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