Domenico Latagliata
Torino - Era già tutto previsto, viene da pensare: lo cantava Riccardo Cocciante, ma non è dato sapere se Urbano Cairo conosca la discografia del riccioluto autore di “Bella senz’anima”. Fatto sta, il Toro ha vissuto ieri un’altra giornata che passerà alla storia: peccato che da festeggiare non ci sia proprio nulla. Semmai, la speranza è che la famosa “scossa” arrivi e anche in fretta. E quindi: nel tardo pomeriggio di ieri, ventisei ore dopo l’umiliazione subita in casa dalla Fiorentina e la conseguente violenta contestazione dei tifosi, il numero uno del Toro ha deciso di esonerare Gianni De Biasi e di (ri)affidare la squadra a Walter Alfredo Novellino. Che era già a libro paga (fino al prossimo giugno) e che quindi non costa nulla: peccato che “Monzon” fosse stato cacciato mercoledì 16 aprile, quando mancavano cinque giornate alla fine dello scorso campionato.
Prima di allora, l’ex allenatore della Samp aveva litigato con quasi tutti, dentro lo spogliatoio e anche fuori. Adesso viene richiamato illudendosi che il tempo abbia cancellato attriti, antipatie e modi di fare: in bocca al lupo, davvero.
Al di là della decisione finale - dopo che sono tramontate le ipotesi legate a Camolese, Ficcadenti, Mondonico e Malesani - a far riflettere è il modo in cui Cairo ha gestito fino a questo momento la sua presidenza. In tre campionati e mezzo ha cambiato idea sei volte circa la bontà della guida tecnica cui si era affidato. Ha iniziato ballando il valzer con De Biasi (promosso dalla B alla A), cacciandolo a pochi giorni dall'inizio del successivo campionato per affidarsi a Zaccheroni. Ovviamente silurato anche lui in primavera per richiamare il tecnico di Sarmede: il quale ottiene la salvezza ma non evita un altro divorzio. Squadra a Novellino, allora, che però non giunge alla meta: Cairo richiama - indovinate - De Biasi, e poi lo conferma fino a giugno 2010. Come non detto: il giramento di testa continua. La squadra perde nove partite su quindici, è terz'ultima in classifica e allora ci si affida nuovamente all'ex tecnico della Sampdoria, non prima di avere offerto a De Biasi una buonuscita. Rifiutata, ovvio: l'ormai ex tecnico granata vuole essere pagato fino all'ultimo centesimo degli 800.000 euro previsti dal contratto.
Complessivamente, il numero uno granata ha finora messo a bilancio sei milioni di euro per la sola voce allenatore.
Oggi Novellino - cresciuto davvero al Filadelfia - pronuncerà nuovamente il giuramento alla causa davanti a taccuini e microfoni: il balletto, paradossale e assurdo, continua. Sembra il Titanic, la società granata: affonda pian piano, ma l'orchestra continua a suonare. Sabato, a Bologna, la prima delle nuove «vecchie» puntate.
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