Chissà con quale faccia Dario Fo, a La Storia siamo noi, ha potuto dire che «Calabresi fu tirato dentro da responsabilità altrui». Ma come? Non fu Dario Fo a mettere in scena Morte accidentale di un anarchico? A dire che Calabresi aveva accoppato Pinelli con un colpo di karatè e gettato il cadavere dal quarto piano? A inventare prima il nome di «dottor Cavalcioni», per raffigurare interrogatori sul davanzale, e poi quello più esplicito di «commissario Finestra»? Adesso ci dice che le responsabilità della morte di Pinelli furono «altrui»; che il commissario fu «tirato dentro».
Il povero Calabresi - del quale proprio oggi ricorre il trentaseiesimo anniversario dellomicidio - deve aver ricevuto dal destino, in mezzo a varie disgrazie, anche quella di essere bersaglio del peggior conformismo allitaliana. Allinizio degli anni Settanta se non dicevi che Calabresi era un assassino ti guardavano di sbieco. Laltra sera, alla trasmissione di Minoli, si è appunto rievocata linfame campagna di odio che armò la mano dei killer: le menzogne, gli insulti, le minacce urlate nelle piazze e rilanciate dalla stampa, praticamente tutta allineata. Lotta Continua pubblicò foto e indirizzo di casa Calabresi; e ottocento intellettuali, a più riprese, firmarono sullEspresso un documento nel quale si indicava nel «commissario torturatore», il sicuro «responsabile dellassassinio di Pinelli». Erano il Gotha della cultura, dellinformazione e dello spettacolo.
Adesso di Calabresi nessuno osa più parlare male. Meglio così, ovviamente. Ma bisognerebbe andare fino in fondo, come ha fatto Carlo Ripa di Meana, che aveva firmato quel vergognoso documento e che oggi ammette di avere «contribuito a condannare a morte una persona che conoscevo e che sapevo non sanguinaria». Dario Fo invece, come molti altri, si allinea al nuovo conformismo, quindi non tocca Calabresi, ma per giustificare le proprie calunnie di allora tira in ballo un anonimo «altrui». Sarebbe stato più dignitoso se avesse ripetuto le vecchie accuse.
Chissà con quale faccia, dicevo, Dario Fo se ne è uscito con una frase del genere. Probabilmente, con la stessa con cui anni fa negò di essere mai stato nella Repubblica Sociale.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.